Intervento pronunciato dal Ministro della Giustizia, On. Andrea Orlando, al Dibattito di Alto Livello sul Crimine Organizzato Transnazionale in occasione della commemorazione all’Assemblea Generale ONU del 25° anniversario dell’uccisione del Giudice Giovanni Falcone —
La criminalità organizzata transnazionale si evolve, cambia pelle, reagisce ai cambiamenti della società e dell’economia. Per questo l’azione di prevenzione e di contrasto deve a sua volta innovarsi. La sua innovazione, lo ricordava Giovanni Falcone, cammina sulle gambe degli uomini. Naturalmente, soprattutto, sulle gambe di uomini straordinari come lui.
La sua capacità di innovare le indagini, rispondendo ai cambiamenti delle organizzazioni criminali, caratterizzò tanto la sua opera di magistrato quanto la sua attività di Direttore generale degli affari penali presso il Ministero della giustizia.
Giovanni Falcone non fu soltanto un magistrato e un uomo delle istituzioni, non fu un visionario. Fu un intellettuale che seppe leggere il fenomeno mafioso, interpretarlo, comprenderlo.
La sentenza capitale che lo ha riguardato, non fu soltanto una vendetta, per i risultati ottenuti: aveva l’obiettivo di impedire a quel cervello di continuare a pensare. Vengono alla mente le parole che un dittatore italiano rivolse ad un altro grande italiano che si chiamava Antonio Gramsci.
La sentenza capitale decisa da Cosa nostra fu eseguita, come noto, il 23 maggio del 1992, pochi mesi dopo la sentenza della Corte di Cassazione che confermò le condanne irrogate nel primo maxi-processo, celebrato a Palermo contro centinaia di appartenenti all’organizzazione mafiosa siciliana. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per questo pagarono con la vita, ma con la decisione della Corte di Cassazione, morì la convinzione
Che la mafia fosse invincibile e trovò conferma un metodo di lavoro innovativo e fecondo. Si ruppero molte omertà, collusioni, sottovalutazioni e io credo che quell’episodio possa essere un episodio di riferimento per tanti altri Paesi che oggi sono sotto il giogo di grandi organizzazioni criminali, che sembrano poter determinare il bello e il cattivo tempo della vita pubblica di quel Paese. Non rassegniamoci, perché quelle vicende ci hanno insegnato che non è consentito rassegnarsi e che si può vincere.
Venticinque anni dopo, molto è cambiato nella lotta alla criminalità organizzata. Il livello di conoscenza e di consapevolezza tra i cittadini è maggiore. È maturata, a livello internazionale, la consapevolezza della stretta interrelazione tra crimine organizzato e sviluppo sostenibile, tanto che l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile per il 2030 ha incluso tra le sue priorità la lotta ad ogni forma di crimine organizzato, la riduzione dei flussi di capitali illeciti e di armi, il rafforzamento del contrasto patrimoniale alle organizzazioni criminali.
In questi venticinque anni, le mafie sono sempre più globali, sfidando allo stesso tempo gli Stati nel territorio e nei loro meccanismi decisionali. Anche questo aveva previsto Giovanni Falcone.
Per questo gli Stati debbono cooperare. Anche in questo, Giovanni Falcone fu un pioniere. Il quadro di riferimento internazionale contro il crimine organizzato deve molto alle intuizioni di questo magistrato, a partire dal modello italiano della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo. La Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, sottoscritta nel corso della Conferenza di Palermo del 2000, è impegnata alla realizzazione delle sue intuizioni e delle sue idee. È il frutto più prezioso della sua eredità per la comunità internazionale.
Dobbiamo raccogliere insieme uno degli insegnamenti più importanti di Giovanni Falcone, secondo cui il vero “tallone d’Achille” delle mafie è la sete di denaro e di profitti: possiamo sconfiggerle se colpiamo la loro capacità di penetrazione economica, che danneggia l’economia sana, alterando la concorrenza e generando disuguaglianze inaccettabili. La lotta al crimine organizzato richiede dunque di affinare le indagini sui patrimoni illeciti, di estendere l’efficacia delle misure di sequestro e confisca dei beni, di favorire un impiego più dinamico delle risorse confiscate a vantaggio dei cittadini. Sono temi su cui, grazie alle nuove misure legislative e al costante lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, l’Italia si pone con orgoglio all’avanguardia.
Per fronteggiare le mafie globali, occorre uno sforzo globale. Oggi, il drammatico riproporsi della minaccia terroristica a livello internazionale, ci spinge a rafforzare la collaborazione giudiziaria e lo scambio di informazioni con tutti i Paesi coinvolti. L’Italia è pronta a fornire la propria esperienza investigativa, anche sulla repressione dell’eversione politica e dell’estremismo. L’Italia è impegnata, a questo riguardo, ad assicurare la piena e universale applicazione della Convenzione di Palermo e dei suoi Protocolli, in particolare quello sul traffico di migranti e contro il traffico di armi. Occorre far proseguire il meccanismo di revisione della Convenzione al più presto, già nel 2018. Innovare il lascito di Giovanni Falcone e renderlo sempre più in grado di combattere le mafie, in tutto il mondo, è il modo migliore per corrispondere alla sua eredità.
Non bastano gli appelli alla cooperazione internazionale dobbiamo dire una brutale verità: chi rallenta la cooperazione internazionale per timidezza, per difendere i particolarismi è volontariamente o involontariamente complice delle mafie internazionali. Da questo punto di vista gli Stati che rallentano il processo di integrazione si assumono in questa fase storica una responsabilità grandissima. Per questo io credo che noi dobbiamo compiere ogni sforzo, perché un momento così alto, così importante, così bello, del quale io ringrazio l’Assemblea per la sua organizzazione, possa essere anche la molla per una ripresa forte dello scambio di informazioni, di forme di giurisdizione sovranazionali, in grado di essere all’altezza della sovranazionalità del crimine organizzato.
Voglio salutare e ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questo momento, ma consentitemi in particolar modo di salutare qui Maria Falcone, la sorella di Giovanni, e tutta la sua famiglia che è qui presente, che ci ricorda ogni giorno il suo sacrificio e l’importanza per il nostro Paese e per il mondo.