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62ma Sessione della Commissione ONU sulla Condizione Femminile (CSW62)

Intervento della Vice Ministra dello Sviluppo Economico, On. Teresa Bellanova, al Side Event su “Economic empowerment for rural women in the MENA region” —

Gentili Colleghi,
Signore e Signori,

buon pomeriggio a tutti e benvenuti a questo evento organizzato dall’Italia e dalla Tunisia in collaborazione con UNIDO e UNWomen, che ci offre una straordinaria opportunità per esplorare e discutere insieme di un tema molto caro al mio paese, quale l’empowerment economico delle donne rurali nella regione del MENA.

L’Italia, come molti di voi sapranno, ha una lunga tradizione nella promozione dei diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere e, attraverso il grande lavoro del nostro Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, siamo impegnati ogni giorno a supportare le donne in numerosi paesi in via di sviluppo con programmi e azioni che stanno riscuotendo risultati molto rilevanti e di impatto concreto positivo.

Da anni, infatti, il Governo italiano lavora in questo settore nella convinzione che le donne e le bambine non debbano essere riconosciute unicamente quali beneficiarie passive e indifese degli aiuti internazionali da parte dei paesi più prosperi, ma soprattutto quali agenti del cambiamento, attrici per lo sviluppo sostenibile delle proprie comunità, in grado di fornire un contributo decisivo alle risoluzioni delle crisi. Questo è il nostro approccio ed è così che vogliamo continuare a sostenere l’empowerment femminile nel mondo.

Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un significativo aumento dell’instabilità politica e debolezza economica, con conseguente incremento dei fenomeni di disoccupazione, migrazione, radicalizzazione, conflitti e situazioni di emergenza, che hanno cambiato radicalmente lo scenario del Mediterraneo. La decisione quindi di investire nelle donne si rivela ad oggi quanto mai saggia e lungimirante. È necessario investire sulla loro creatività, sulla loro speciale capacità di trasmettere opportunità di sviluppo ai propri figli, alle proprie famiglie e alle proprie comunità.

Per questo motivo, il mainstreaming di genere sta diventando una caratteristica fondamentale della maggior parte dei programmi della cooperazione allo sviluppo italiana, in particolare nelle regioni del Mediterraneo e dell’Africa sub-sahariana.

I programmi a favore dell’imprenditoria femminile sono di importanza strategica non solo per rafforzare il ruolo delle donne nella società, ma anche per promuovere la pace, la stabilità e la crescita a lungo termine.

In tale contesto, l’iniziativa UNIDO dal titolo “Promozione dell’empowerment economico delle donne per una crescita inclusiva e sostenibile nella regione MENA”, finanziata dalla Cooperazione italiana, mira a consentire la piena realizzazione delle donne imprenditrici nel promuovere la crescita economica del loro paese.

Un elemento importante di tale iniziativa è stato sicuramente il coinvolgimento delle associazioni delle imprenditrici e delle autorità locali nei paesi beneficiari, quali Egitto, Tunisia, Giordania, Libano, Marocco, Palestina e Algeria. Sono infatti fortemente convinta che promuovere le potenzialità delle donne nel Mediterraneo richieda l’impegno di tutte le parti interessate.

Come emerso chiaramente dall’attuazione di questo progetto, le donne imprenditrici si trovano di fronte a tre ostacoli principali: la difficoltà nell’accesso al credito e ai mercati, la mancanza di formazione, e la mancanza di reti. A tali difficoltà, si aggiunge inoltre l’aspetto culturale, che ancora oggi impedisce alle donne che vogliono intraprendere un percorso imprenditoriale di essere prese sul serio all’interno dei propri paesi.

È fondamentale, quindi, lavorare per cambiare queste percezioni e stereotipi. Le campagne di sensibilizzazione potrebbero in tal senso rivelarsi estremamente proficue nel promuovere modelli di ruolo positivi per un’imprenditoria femminile di successo e nell’accelerare un cambiamento culturale che è disperatamente necessario.

Per farlo, dobbiamo sostenere con forza le associazioni e le cooperative che lavorano sul campo, nonché la creazione di reti, che possono incoraggiare fortemente le donne a correre i rischi necessari per creare e sviluppare le proprie attività, attraverso la condivisione di competenze ed esperienze.

La strada verso l’uguaglianza di genere e il pieno empowerment delle donne è ancora lunga, ma, anche a seguito di iniziative come quella appena citata, stiamo assistendo a segnali incoraggianti in questa direzione. Le donne imprenditrici possono aprire la strada alla pace e alla crescita sostenibile nella regione MENA: è nostro dovere aiutarle a farlo.

Gentili colleghi,

in rappresentanza del Governo italiano, mi preme inoltre ricordare in questa sede un’altra iniziativa attuata nella regione del Mediterraneo. Nell’ottobre del 2017, l’Italia ha costituito la Rete Mediterranea delle Donne Mediatrici, una delle iniziative concrete attuate dalla Farnesina nell’ambito del mandato italiano in Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come membro non permanente. Riconoscendo la necessità di promuovere la partecipazione delle donne nella regione del Mediterraneo, che è fondamentale per la pace e la stabilità globali, la Rete delle donne mediatrici, che è un progetto pluriennale, mira nel medio/lungo termine ad aumentare il numero di donne coinvolte negli sforzi di pacificazione e ad agevolare la nomina di mediatrici e inviate speciali a livello locale e internazionale.

La rete collabora con altre iniziative, quali la Rete delle mediatrici nordiche, la Rete dei mediatori FemWise-Africa, guidata dall’Unione africana, e l’iniziativa MedMed sulla mediazione, di cui pure l’Italia è parte. La Rete mediterranea delle donne mediatrici è inoltre inclusa nel terzo Piano d’azione nazionale italiano su donne, pace e sicurezza per il periodo 2016-2019.

A tale riguardo, sono orgogliosa di ricordare che il Parlamento italiano – grazie, anche qui, in particolare ad un gruppo di parlamentari e senatrici donne, ha stanziato 2 milioni di euro a sostegno del piano, il che rende il nostro Paese uno dei pochissimi Stati destinatari di finanziamenti pubblici per l’attuazione del suo piano d’azione. Il piano comprende inoltre una serie di iniziative volte ad accrescere la partecipazione delle donne all’intero ciclo di pace, a proteggere i diritti delle donne e delle ragazze nelle zone di conflitto e post-conflitto, a intensificare la cooperazione con la società civile e a rafforzare la comunicazione strategica e la difesa.

Come ho già evidenziato, il nostro obiettivo è quello di promuovere l’empowerment delle donne rendendole protagoniste in tutti i processi della vita pubblica, politica e privata al fine di creare società più giuste e più eque, in cui le donne possano essere libere di esprimere il loro potenziale e contribuire in modo attivo e determinante al benessere del proprio paese.

Grazie per l’attenzione e buon lavoro a tutti.