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62ma Sessione della Commissione ONU sulla Condizione Femminile (CSW62)

Intervento della Vice Ministra dello Sviluppo Economico, On. Teresa Bellanova, al Side Event su “Come affrontare lo sfruttamento e la tratta degli immigrati sostenendo i diritti dei lavoratori nell’economia rurale. La legge italiana contro il Caporalato”  (organizzato da Italia, CGIL,  IFAD, ILO, Nigeria, Bulgaria, UNODC) —

Signore e Signori,
buongiorno a tutti. Sono particolarmente emozionata per l’onore che ho di introdurre questo evento, il cui tema centrale ha segnato profondamente la mia vita.

Come molti di voi sapranno, fin da giovane ho combattuto lo sfruttamento dei lavoratori nelle campagne della mia regione, ho deciso di lottare contro la violenza dei caporali, nel tentativo di rispondere alla sofferenza di quei lavoratori che, pur di portare a casa un minimo guadagno, sono state costrette a mettere la propria vita nelle mani di persone disposte a sfruttarli.

Nel corso della mia esperienza prima da sindacalista, poi da parlamentare e infine come rappresentante del governo, ho dedicato il mio impegno all’adozione di misure di contrasto al caporalato.

Una prima risposta – ancorché non definitiva – a un problema che colpisce soprattutto alcune regioni del mio paese e alcune categorie di soggetti più deboli, come donne e immigrati, è stata fornita nel 2011 dall’introduzione nel nostro codice penale del reato di caporalato.

Tuttavia, le difficoltà riscontrate nell’applicazione della norma e il verificarsi di drammatici fatti di cronaca hanno reso urgente un intervento finalizzato a colmare le lacune esistenti a livello normativo, con disposizioni più puntuali, ma anche di più agevole interpretazione e applicazione nelle situazioni concrete.

Come membro del governo ho partecipato attivamente all’individuazione di nuove misure di contrasto a questo crimine, che hanno trovato coronamento nella definizione e poi nell’approvazione della legge contro il caporalato.

La legge n. 199/2016 ha riscritto il reato, superando le precedenti difficoltà e introducendo una fattispecie che lo configura a prescindere da comportamenti violenti, minacciosi o intimidatori.
Inoltre le nuove norme hanno inasprito le pene già previste, hanno esteso la punibilità non solo al caporale ma anche al datore di lavoro, quindi non solo a chi recluta i lavoratori ma anche a chi li sfrutta, avvalendosi della loro prestazione.

La legge non ha nessun intento punitivo nei confronti delle imprese ma afferma un principio ineludibile di civiltà, ponendosi l’obiettivo di combattere gli episodi di sfruttamento legati a condizioni di povertà e disagio, in cui le persone accettano di svolgere qualsiasi attività, pur senza nessuna garanzia contrattuale né tanto meno di salute e sicurezza.

Tale legge ha consentito di assistere ai primi effetti concreti, rappresentati dagli interventi della magistratura e delle forze dell’ordine, con i primi arresti nel mondo dell’agricoltura.
Siamo ovviamente consapevoli che il fenomeno del caporalato non può sradicarsi per legge e che la risposta più appropriata non può essere solo quella repressiva, ma è necessario sviluppare la collaborazione tra istituzioni, imprese della filiera, ma anche popolazione e territori coinvolti, nella promozione di una vigilanza più capillare, così come nella realizzazione di interventi a carattere preventivo, quali possono essere lo sviluppo di sistemi di trasporto o la creazione di infrastrutture adeguate.

Gentili colleghi,

vorrei soffermarmi su un altro tema, direttamente correlato a questo, che richiede una nostra attenta riflessione.

Mi riferisco al dilagante fenomeno della tratta degli esseri umani che coinvolge migliaia di uomini, donne e bambini dei quali vengono violati quotidianamente i diritti umani fondamentali.

Questa forma di schiavitù moderna, cui sono sottoposti soggetti in condizione di estrema vulnerabilità, ha visto il Governo italiano tra i paesi capofila nella lotta contro il traffico e lo sfruttamento di esseri umani.

L’Italia, nel 2016, ha dato una risposta concreta, adottando il primo Piano di azione nazionale contro la tratta e il grave sfruttamento 2016-2018.

Il Piano, in linea con la Strategia UE per l’eradicazione della tratta degli esseri umani, propone programmi volti alla prevenzione attraverso il miglioramento della conoscenza e dell’emersione del fenomeno, alla realizzazione di azioni mirate nei paesi origine, e alla repressione del fenomeno con l’azione penale.

Considerata la drammatica condizione di schiavitù in cui versano le vittime di tratta e di sfruttamento, con il Piano nazionale il Governo italiano ha previsto altresì programmi di protezione internazionale, interventi mirati al potenziamento delle misure di accoglienza e all’assistenza affettiva e psicologica alle vittime.

Al riguardo, l’istituzione del Programma unico di emersione, assistenza e integrazione sociale vuole garantire alle vittime di tratta e sfruttamento, in via transitoria, adeguate condizioni di alloggio, di vitto e di assistenza sanitaria, e successivamente, la prosecuzione dell’assistenza e l’integrazione sociale, semplificando e potenziando le modalità di protezione e assistenza alle vittime.

Tali interventi richiedono l’impegno di tutti gli attori coinvolti alla massima diffusione tra le vittime di tratta e, al riguardo, l’Italia ha lanciato una nuova campagna di sensibilizzazione per la pubblicizzazione del numero verde anti-tratta, che ritengo strumento essenziale per favorire l’avviamento di un percorso integrato e multidimensionale di inclusione che supporti le vittime nel raggiungere l’integrazione e l’autonomia personale.

Sono orgogliosa di ricordare che il Governo italiano, al fine di rendere immediatamente operative tali misure ha deciso, negli anni più recenti, di aumentare in modo significativo le risorse impiegate per il finanziamento di progetti di emersione, assistenza e integrazione sociale a favore delle vittime di tratta, mettendo a disposizione una dotazione finanziaria pari a circa 38 milioni di euro.

Gentili colleghi,

la lotta contro il caporalato e la tratta degli essere umani rappresentano due sfide fondamentali, cui negli anni ho dato con orgoglio il mio contributo, perché tutte le donne, uomini e bambini siano resi liberi da ogni forma di schiavitù e oppressione, riacquistando la propria dignità e divenendo soggetti pienamente attivi della società.

Anche ora che per me si profila un ruolo politico diverso, da senatrice e non più da esponente del governo, sarà un mio impegno continuare a perseguire questi obiettivi nello svolgimento dell’attività parlamentare.