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62ma Sessione della Commissione ONU sulla Condizione Femminile (CSW62)

Intervento della Vice Ministra dello Sviluppo Economico, On. Teresa Bellanova, al Side Event su “Fighting violence against women: a shared commitment of the Italian Parliament” (co-organizzato da Italia, EIGE e Spagna) —

Gentili Colleghe e Colleghi,
Signore e Signori,

in qualità di Capo della Delegazione governativa italiana alla Commissione sulla Condizione Femminile di quest’anno, consentitemi innanzitutto di ringraziare la Delegazione parlamentare italiana per aver promosso l’organizzazione di un evento specifico su un tema particolarmente caro al Governo italiano: la violenza contro le donne.

Desidero quindi parlare oggi a nome di tutte le donne italiane: di quelle conosciute e famose nel mondo per i loro successi in campo artistico, scientifico, professionale e sportivo; di quelle meno note che ogni giorno lavorano con passione e serietà; che si prendono cura dei figli e dei genitori anziani e che si dividono, in un equilibrio non facile, tra famiglia e lavoro; ma in particolare vorrei parlare a nome delle tante donne, mogli, madri, sorelle e figlie vittime ogni giorno di violenza domestica e, soprattutto, dar voce alle 121 donne uccise in Italia nel 2017. Il tempo a disposizione non mi consente di fare i loro nomi ma è anche per loro che oggi siamo qui.

Le loro storie e vite spezzate, come quelle di altre donne di molti Paesi, hanno contribuito a far emergere nel mondo una nuova consapevolezza sul fenomeno della violenza contro le donne che, purtroppo, ha oramai assunto negli ultimi anni una visibilità crescente, ha risvegliato le nostre coscienze, ha suscitato una progressiva attenzione fino a diventare una priorità di azione da inserire e prevedere all’interno delle agende di governo e delle organizzazioni internazionali.

Sono le azioni che cambiano il mondo. Per questo è importante essere qui, condividere le buone pratiche, imparare ognuno dall’altro, cooperare per andare avanti insieme, e ribadire la volontà di far progredire gli obiettivi di uguaglianza, sviluppo e pace per tutte le donne.

In questo senso, rammento che l’Italia ha aderito, nel 2012, alla “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne e alla violenza domestica” (c.d. Convenzione di Istanbul) e ha ratificato la “Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale” (c.d. Convenzione di Lanzarote), con cui sono state inasprite le pene e garantita una maggiore tutela dai fatti violenti accaduti in famiglia a danno delle donne e della prole.

Sul piano nazionale, e nell’ottica della prevenzione della violenza, l’Italia ha assicurato il rafforzamento dei meccanismi che garantiscono adeguate strutture di assistenza alle vittime e ai loro figli, per facilitare l’accesso ai servizi loro dedicati delle donne maltrattate e garantire la sicurezza e il supporto necessario per metterle gradualmente in condizioni di uscire dalla spirale della violenza.

In particolare, il Governo italiano ha destinato cospicue risorse finanziarie per la costituzione ed il potenziamento delle reti antiviolenza locali e per il sostegno ai centri antiviolenza e alle strutture pubbliche e private, al fine di ampliare il numero di servizi offerti alle vittime nonché di favorire l’apertura di nuovi centri antiviolenza su tutto il territorio nazionale.

Non ultimo voglio ricordare anche il provvedimento legislativo adottato che tutela dal punto di vista legale ed economico, i cosiddetti ‘orfani di femminicidio’, aumentando altresì le pene per i colpevoli. Per loro orfani due volte, di una madre assassinata e di un padre assassino, dobbiamo rivolgere tutte le nostre più serie intenzioni di aiuto.

Ritengo poi che ogni azione di governo rivolta a contrastare i fenomeni di violenza debba, insieme all’immediata assistenza e supporto, garantire le migliori condizioni di indipendenza economica e lavorativa. L’empowerment socio-economico delle donne, infatti, contribuisce a ridurre la loro vulnerabilità rispetto a tutte le forme di violenza di genere. Esso rappresenta inoltre una potente strategia di contrasto alla violenza, poiché un maggiore accesso all’occupazione, alle risorse finanziarie, alle opportunità offerte dal mercato del lavoro e all’indipendenza economica consente loro di fuggire dalle relazioni violente e ricostruire la propria vita. Anche a questo scopo, l’Italia, attraverso la propria riforma del lavoro, ha previsto per le donne vittime di violenza un apposito congedo retribuito per tre mesi.

Dal 2015 sono stati adottati due piani strategici nazionali sulla violenza contro le donne e sono considerevolmente aumentati i fondi per il sostegno delle politiche in favore delle donne vittime di violenza. Per il solo 2018, ad esempio, la legge finanziaria ha stanziato oltre 35 milioni di euro, a fronte dei circa 10 milioni di euro l’anno previsti dalla legge sul femminicidio.

Ulteriori 5 milioni di euro sono stati erogati attraverso avviso pubblico, per progetti presentati da istituti scolastici con l’obiettivo di avvicinare gli studenti ai temi della parità di genere. La scuola, infatti, assieme alla famiglia, gioca un ruolo fondamentale per diffondere sin dalla più tenera età il tema della lotta ad ogni forma di violenza e di discriminazione.

Il 23 novembre scorso, inoltre, è stato adottato il nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne, che sarà in vigore fino al 2020. Il nuovo Piano punta sulla formazione di tutti gli agenti in causa, dalla magistratura alle forze dell’ordine, fino ovviamente agli operatori sanitari e sociali, oltre che su politiche attive per il reinserimento lavorativo e l’autonomia abitativa delle vittime. Il Piano prevede una governance articolata a livello centrale e a livello locale, attraverso le “reti territoriali antiviolenza” che garantiranno il raccordo tra tutti i servizi che operano nel campo della prevenzione, della protezione e del contrasto alla violenza maschile contro le donne.

Il 30 gennaio scorso, inoltre, sono state pubblicate le linee guida che delineano un nuovo percorso ospedaliero per le donne vittime di violenza, a partire dal triage fino al loro accompagnamento o orientamento, se consenzienti, ai servizi pubblici e privati dedicati.

Per comprendere a fondo un fenomeno così fortemente radicato nel nostro Paese e in tutti i Paesi del mondo, è necessario conoscerlo, anche quantitativamente. È per questo che il Governo italiano, tramite il proprio Dipartimento per le Pari Opportunità in collaborazione con ISTAT, ha avviato la prima banca dati che ha lo scopo di costruire un quadro organico di carattere informativo e statistico per raccogliere informazioni sui diversi aspetti della violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica e analizzare i dati disponibili.

La Banca dati raccoglierà dati provenienti da fonti diverse: indagini campionarie periodiche come le indagini sulla violenza contro le donne, sugli stereotipi e pregiudizi connessi ai ruoli di genere e gli atteggiamenti e la tolleranza verso le diverse forme di violenza, ma anche dati amministrativi: sanitari; dati delle Forze dell’Ordine, del Sistema giustizia, inclusi i dati raccolti presso le strutture antiviolenza e dal numero nazionale antiviolenza 1522. Questi dati, letti e analizzati nel loro insieme, offriranno un quadro sostanziale e completo del fenomeno della violenza contro le donne nelle sue varie forme, un sistema di osservazione privilegiato che permetterà di monitorare il fenomeno.

Gentili colleghi,
solo attraverso un lavoro quotidiano attento, dedito, amorevole e multi-professionale è possibile restituire a queste donne e ai loro bambini la speranza nel futuro e far loro recuperare lo svantaggio sociale che si è incarnato nelle loro vite.

Grazie e buon lavoro.