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62ma Sessione della Commissione ONU sulla Condizione Femminile (CSW62)

Intervento della Vice Ministra dello Sviluppo Economico, On. Teresa Bellanova, al Side Event IOM/FAO del Global Migration Group su “Maximizing the contribution of rural women migrants” —

Buon pomeriggio a tutti.

Ringrazio l’Ambasciatrice Thompson per questa domanda che mi consente innanzitutto di illustrare in questa sede il contributo, nel contesto agricolo ed economico italiano, delle donne in agricoltura cui va riconosciuto il giusto ruolo, tenuto conto del fatto che, in Italia, circa un terzo delle aziende agricole è condotto da donne. Donne intraprendenti che hanno preso in mano un mestiere considerato nei secoli fin troppo maschile, ma che hanno saputo volgerlo al meglio a loro vantaggio.

In Italia, le aziende agricole al femminile sono spesso indirizzate alla multifunzionalità e alla diversificazione delle attività. Ciò è ampiamente dimostrato dagli 8.027 agriturismi a conduzione femminile, che rappresentano il 36,1% del totale, con una crescita della conduzione femminile delle strutture pari al 2,7% rispetto al 2014.

Le imprenditrici agricole italiane sono in grado di attuare esperienze di qualità che rendono la multifunzionalità un elemento vincente per il mantenimento della propria azienda, con una ricaduta positiva non solo sul settore agricolo in senso stretto ma per l’economia complessiva del territorio rurale.

Al fine di promuovere l’imprenditoria femminile, il Governo italiano ha istituito un fondo di garanzia che agevola l’accesso al credito in fase di avviamento delle imprese femminili. Questo fondo, al quale possono accedere anche le imprenditrici agricole, rientra tra gli strumenti di ingegneria finanziaria considerati prioritari per la crescita delle piccole e medie imprese e ha una dotazione finanziaria complessiva pari a circa 38 milioni di euro.

L’Italia ha inoltre voluto riconoscere e valorizzare il contributo delle donne all’agricoltura del nostro Paese istituendo, presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Premio De@Terra che ha la finalità di esplorare le potenzialità di collaborazione in campo agricolo e agroalimentare, di trasferimento di conoscenze e buone prassi, nonché di attivare sinergie fra le imprenditrici agricole italiane e straniere.

Nel corso delle varie edizioni, dal 2001 ad oggi, sono state premiate circa 80 imprenditrici agricole che si sono distinte per il grande impegno in attività inerenti allo sviluppo dell’agricoltura e delle aree rurali. Ciò che caratterizza e accomuna queste donne vincitrici e vincenti è la volontà e la capacità di produrre alimenti sani e di alta qualità nel rispetto delle tradizioni e dell’ambiente.

Tuttavia, il contributo delle donne rurali all’agricoltura del nostro Paese non si limita al concetto di imprenditoria, ma comprende anche il loro ruolo nell’ambito della manodopera agricola, buona parte della quale in Italia è rappresentata da donne migranti.

A tale riguardo, l’Italia è particolarmente impegnata nella tutela delle donne migranti, spesso tristemente vittime di sfruttamento lavorativo all’interno del territorio italiano, soprattutto nel settore agricolo. Nel 2016, il Governo italiano ha adottato il primo Piano di azione nazionale contro la tratta e il grave sfruttamento e finanziato con 15 milioni di euro nel 2016 e 23 milioni di euro nel 2017 progetti finalizzati alla tutela e assistenza delle vittime di tratta degli esseri umani.

Nel 2017, inoltre, il Governo italiano ha adottato il nuovo Piano strategico nazionale contro la violenza maschile sulle donne per il periodo 2017-2020, che dedica un’attenzione specifica alle donne migranti, rifugiate e richiedenti asilo in ragione della peculiarità connessa alla loro condizione migratoria, che le espone a discriminazioni multiple. Le attività specificamente rivolte alle donne migranti, sono inoltre declinate trasversalmente in tutti gli ambiti strategici di intervento del Piano.

A livello transnazionale, l’Italia, nell’ambito dei propri interventi di cooperazione allo sviluppo, agisce per favorire l’educazione e la formazione professionale di bambine e ragazze, il miglioramento della condizione economica femminile, la tutela della salute sessuale e riproduttiva delle donne, la promozione di leggi nazionali che contrastino le discriminazioni e la violenza di genere.

La nostra Cooperazione sostiene le donne anche nel loro ruolo di promotrici della trasformazione politica e sociale e di fattore di stabilizzazione e crescita economica dell’intera società e, in tale visione, incorporiamo una componente trasversale che mette le donne al centro di dinamiche socio-economiche durevoli anche in iniziative a favore dello sviluppo agricolo e del sostegno al settore privato.

Le donne sono in particolare tra le principali attrici e beneficiarie delle attività del “Programma Agricolo Italia-Senegal – PAIS”, che consiste in un credito d’aiuto di 15 milioni di euro volto ad aumentare le produzioni, i rendimenti e i redditi agricoli. L’integrazione della dimensione di genere nel programma è garantita anche dal coinvolgimento del Ministero della Donna, della Famiglia e dell’Infanzia senegalese, attraverso l’elaborazione di indicatori specifici di genere per il monitoraggio e la valutazione delle attività produttive.

Anche il credito d’aiuto di 30 milioni di Euro a favore del Governo etiope per il progetto “Sviluppo inclusivo e sostenibile delle filiere agricole in Oromia e nella Regione delle Nazioni, Nazionalità e Popoli del Sud” presenta una forte componente di genere: le attività previste sono volte a creare un adeguato spazio di partecipazione delle donne ai benefici delle filiere attraverso un significativo aumento della loro presenza all’interno delle cooperative (dal 20% al 50%), la creazione di cooperative guidate da donne nel settore dell’industria alimentare e il rafforzamento delle capacità e della conoscenza degli aspetti di genere dei servizi di consulenza.

In conclusione, l’accesso paritario ai mezzi di produzione e la possibilità per le ragazze di accedere a una formazione adeguata sono principi cardine dai quali non si può prescindere per eliminare il gap di genere anche in agricoltura e dare la dovuta visibilità al contributo delle donne nelle aree rurali.

Grazie per l’attenzione.