Questo sito utilizza cookie tecnici, analytics e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.

Preferenze cookies

63a Sessione CSW – Dialogo Interattivo Livello Ministeriale sul Tema di Revisione “Women’s empowerment and the link to sustainable development”

Intervento Nazionale pronunciato dal Ministro per la Famiglia e le Disabilità, On. Lorenzo Fontana al Dialogo Interattivo di Livello Ministeriale sul Tema di Revisione “Women’s empowerment and the link to sustainable development” —

Signor Presidente,

Eccellenze,

Gentili colleghi,

Signore e Signori,

é per me un grande onore, in qualità di Ministro per la Famiglia e le Disabilità, rappresentare il Governo Italiano alla 63esima Sessione della Commissione sulla condizione femminile delle Nazioni Unite e avere oggi l’opportunità di illustrare quanto si è fatto e si sta facendo per promuovere l’empowerment femminile anche nel contesto delle politiche per la famiglia, nel più ampio quadro dello sviluppo sostenibile.

il 25 settembre del 2015, proprio in questa sede, gli Stati membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite hanno concordato un ambizioso piano d’azione per i prossimi 15 anni, con lo scopo di porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare prosperità alla popolazione mondiale.
Gli obiettivi che ci siamo prefissati però non potranno essere raggiunti senza la rimozione di ogni pregiudizio o ostacolo che espone le donne a discriminazioni e abusi che impedisce la loro piena realizzazione personale e professionale.

Garantire alle donne e alle ragazze un lavoro dignitoso, senza segregazioni e divari salariali, in un ambiente che aiuti a conciliare le esigenze familiari con la vita professionale, e attuare misure volte a rafforzare la rappresentanza delle donne nei processi decisionali politici ed economici favorisce lo sviluppo di modelli economici e sociali inclusivi e sostenibili, anche rispetto al contrasto al calo demografico nei paesi dove questo fenomeno sta assumendo proporzioni allarmanti.

L’Italia si è impegnata fortemente per tenere fede agli impegni concordati nell’ambito dell’Agenda 2030, prestando particolare attenzione all’attuazione dei target previsti dal relativo obiettivo n. 5 sulla parità tra donne e uomini, e allo scopo, prevedendo un meccanismo di governance dedicato e partecipativo.

In particolare l’Italia si è dotata di una Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile nel 2017, articolata in cinque aree tematiche, ovvero Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership che si pone come quadro di riferimento nazionale per i processi di pianificazione, programmazione e valutazione delle politiche inerenti lo sviluppo sostenibile frutto del lavoro congiunto delle diverse Amministrazioni coinvolte a vari livelli in collaborazione con la società civile.

Al fine di assicurare concretezza ed efficacia all’attuazione della Strategia è stata istituita una Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile, presieduta dal Presidente del Consiglio e composta da ciascun Ministro, dal Presidente della Conferenza delle Regioni, dal Presidente dell’Unione delle province d’Italia e dal Presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani con il compito di monitorare e valutare gli interventi realizzati e i risultati raggiunti sull’attuazione della Strategia nazionale.
sebbene nel corso degli ultimi decenni si sia registrato un aumento della partecipazione delle donne nel contesto socio-economico e politico, permangono significative differenze tra donne e uomini nei tassi di occupazione, nei livelli di retribuzione e nella presenza delle donne nelle posizioni apicali di imprese e istituzioni pubbliche.

Al fine di sostenere l’occupazione femminile e consentire ad un numero di donne sempre più ampio la possibilità di entrare nel mercato del lavoro, in Italia, nel corso degli ultimi è stata avviata una rilevante attività di promozione dell’imprenditoria femminile e del lavoro autonomo delle donne attraverso strumenti innovativi che incidono sulla difficoltà di accesso al credito.

In particolare, le donne imprenditrici e libere professioniste possono accedere alla garanzia di una sezione speciale del Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese, ossia alla garanzia dello Stato sui finanziamenti concessi nel settore bancario.
La necessità per le donne di accedere e permanere nel mercato del lavoro, tuttavia, non può prescindere dalla loro piena realizzazione nella vita privata, che può essere realizzata soltanto mediante la garanzia di poter conciliare agevolmente gli impegni professionali con la cura della famiglia.

La conciliazione dei tempi di vita e di lavoro è un importante fattore di innovazione dei modelli sociali e culturali, in quanto si propone di fornire utili strumenti finalizzati a consentire a ciascun individuo di vivere al meglio i molteplici ruoli che svolge all’interno della società ed è uno dei fattori determinanti per garantire sostenibilità anche attraverso l’aumento dei tassi di natalità.

La conciliazione è allo stesso tempo un importante strumento di empowerment economico, lavorativo e sociale per le donne, ma riconoscere il suo valore solo in questa veste sarebbe riduttivo. La rilevanza della tematica è infatti tale da dover essere inserita in una dimensione più ampia, che riguarda l’economia e lo sviluppo di ogni Paese con impatti immediatamente apprezzabili anche sui principali indicatori demografici.

Le politiche di conciliazione coinvolgono infatti sia donne che uomini, datrici e datori di lavoro; toccano la sfera privata, ma anche quella pubblica, politica e sociale e hanno un evidente ricaduta sul riequilibrio dei carichi di cura all’interno della famiglia, sull’organizzazione del lavoro, sull’occupazione femminile nonché sul coordinamento dei servizi di interesse pubblico.

Gentili colleghi,

ritengo che una politica moderna di equilibrio tra attività professionale e vita familiare debba contribuire sia a migliorare i tassi di occupazione sia a ridurre la povertà e l’esclusione sociale di donne e uomini.

Sono inoltre fermamente convinto che tali politiche debbano e possano contribuire fattivamente a contrastare l’attuale crisi demografica che caratterizza l’Europa e che è in parte il risultato delle difficoltà oggettive delle donne e degli uomini a conciliare tutti i principali aspetti della loro vita.

In tale contesto, sulla scia delle indicazioni internazionali ed europee, il Governo italiano con la legge di bilancio per l’anno 2019 ha destinato maggiori risorse finanziarie, circa 104 milioni di euro, alle politiche per la famiglia, tra le quali rientrano le politiche a sostegno della conciliazione ritenute prioritarie e fondamentali anche per sostenere la genitorialità e la natalità.

In particolare, con la citata legge di bilancio, è stata riconosciuta alle madri lavoratrici una maggiore flessibilità nell’utilizzo del congedo di maternità. È stato inoltre aumentato a 5 giorni il congedo obbligatorio di paternità fruibile da parte dei padri lavoratori in concomitanza con la nascita del proprio figlio.

A tali azioni vanno ad aggiungersi altre misure di sistema e durature nel tempo come i contributi economici per le spese relative alla frequenza dei figli negli asili nido e per la nascita del primo figlio per i quali il Governo ha stanziato circa 1 miliardo di euro. Non si tratta di azioni una-tantum ma di contributi strutturali che prescindono dalla situazione reddituale delle famiglie e non concorrono alla formazione del reddito complessivo delle stesse.

Sotto il profilo amministrativo-organizzativo in Italia sono state introdotte, sia nel settore pubblico che in quello privato, modalità di lavoro agile quali il telelavoro e il più recente “smart working” che consentono di favorire sia le esigenze organizzative sia il benessere individuale, con l’effetto di contenimento dei costi di gestione e il miglioramento dei servizi.

In tale contesto si inserisce inoltre una specifica misura legislativa, anch’essa prevista nella suddetta legge di bilancio per l’anno 2019 e da me voluta in qualità di Ministro con delega anche in materia di disabilità, che riconosce alle lavoratrici e ai lavoratori con figli in condizioni di disabilità che necessitano di assistenza permanente, continuativa e globale, la priorità nella fruizione del lavoro agile.

Le politiche di benessere aziendale sono fondamentali per misurare e apprezzare quanto un’organizzazione sia attenta alle esigenze di conciliazione famiglia-lavoro dei propri dipendenti. In tale ottica, la condivisione di buone pratiche già attuate tra manager aziendali e pubblica amministrazione non può che favorire la crescita economica del Paese e aumentare il benessere delle donne, degli uomini e delle loro famiglie.

Per tali motivi ho, di recente, istituito un Tavolo istituzionale sulle politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro che, grazie alla partecipazione di oltre 60 aziende, permetterà lo scambio di esperienze e buone prassi sui temi della conciliazione vita-lavoro. L’obiettivo che il Tavolo si propone è infatti quello di fornire alle Aziende nuove e ulteriori possibilità per potenziare il welfare lavorativo a favore dei propri dipendenti e delle loro famiglie. Su questo filone, il Governo, in collaborazione con le aziende, intende inoltre lanciare a breve un Avviso pubblico per un ammontare totale di circa 80 milioni di euro attraverso il quale saranno finanziati progetti per la promozione di nuove ed efficaci azioni per favorire il benessere aziendale.

Gentili colleghi,

Promuovere l’empowerment femminile in un’ottica di sviluppo sostenibile delle nostre società significa anche lottare contro tutte le forme di violenza e discriminazione nei confronti delle donne, delle ragazze e dei bambini, che rappresentano il principale ostacolo al godimento dei loro diritti.

A tale riguardo, l’Italia si è dotata di un impianto legislativo e strategico all’avanguardia al fine di prevenire e contrastare la violenza maschile contro le donne, in particolare quella intrafamiliare, allo scopo di attuare il necessario cambiamento culturale che consenta il benessere di tutti i componenti della famiglia, e contribuisca ad assistere efficacemente le sue vittime, ivi compresi i minori vittime di violenza assistita e orfani da crimini domestici.

L’Italia ha infatti adottato di recente il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne, il quale definisce una strategia d’intervento caratterizzata da una logica di partenariato e di politiche integrate prevedendo la responsabilizzazione tutti coloro che sono chiamati a darvi attuazione e riprendendo i tre assi strategici (prevenzione, protezione, e repressione) della Convenzione di Istanbul.

Tale approccio globale e multidisciplinare adottato a livello nazionale si riflette anche negli interventi della Cooperazione italiana allo sviluppo.

Posso infatti dire con orgoglio che l’Italia ha prestato molta attenzione nell’includere le cinque raccomandazioni politiche della CSW60 nelle sue politiche nazionali. L’Italia ha infatti lavorato con le agenzie ONU in programmi specifici che affrontano il potenziamento economico e la parità di accesso alle attività produttive.

In particolare, il Governo italiano ha promosso interventi di cooperazione in Africa per il miglioramento delle capacità imprenditoriali delle donne e per la promozione dell’occupazione femminile nei settori della pesca e dell’agrobusiness nella zona del Mar Rosso. Ha inoltre promosso la parità di accesso e un lavoro dignitoso per le donne in Palestina e l’empowerment femminile per uno sviluppo inclusivo e sostenibile nella regione MENA e in America centrale.

In questo contesto globale, la costruzione di un sistema informativo per il monitoraggio degli Obiettivi di sviluppo sostenibile rappresenta una necessità per la comunità internazionale e per i singoli Paesi.
L’Istituto Nazionale di Statistica ha avuto l’arduo compito di costruire l’informazione statistica necessaria al monitoraggio dell’Agenda 2030 per il nostro Paese contribuendo, quindi, alla realizzazione di questo progetto globale.

Secondo gli ultimi dati diffusi, nell’ambito dei target previsti dall’Obiettivo n. 5, l’Italia ha registrato negli ultimi anni miglioramenti in diversi settori.

Mi preme sottolineare in particolare che la quota di tempo giornaliero dedicato dalle donne al lavoro domestico e di cura non retribuito è attualmente circa 2,6 volte maggiore rispetto a quello degli uomini, ed era più del triplo nel biennio 2002-2003. Anche il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne con figli in età prescolare e il tasso relativo alle donne senza figli è migliorato negli anni. In crescita, inoltre, è la presenza delle donne nel Parlamento nazionale e nelle società quotate in borsa e, seppure in misura minore, negli organi decisionali e nei consigli regionali.

Gentili colleghi,

il Governo italiano continuerà a perseguire con determinazione lo scopo che si pone alla base degli Obiettivi di sviluppo sostenibile da noi concordati nell’Agenda 2030, ovvero quello di costruire un mondo in cui tutti gli individui, donne e uomini equamente, possano guardare a un futuro ricco di sicurezza, opportunità e dignità. Un mondo migliore per le prossime generazioni di donne e uomini, nella speranza che il tasso demografico possa finalmente trovare un equilibrio in tutti i paesi del mondo al fine di garantire l’effettività e sostenibilità allo sviluppo e alla crescita.

A tale proposito, l’Italia auspica a una sempre maggiore collaborazione con gli altri paesi membri delle Nazioni Unite finalizzata alla realizzazione concreta degli ambiziosi obiettivi che globalmente ci siamo prefissati e affinché “nessuno sia lasciato indietro”.

Grazie per l’attenzione.

 

http://www.mfd.gov.it/it/