Dibattito Aperto del Consiglio di Sicurezza sulla Protezione dei Civili nei Conflitti Armati.
25 maggio 2022
Intervento del Rappresentante Permanente dell’Italia all’ONU, Amb. Maurizio Massari.
*Traduzione di cortesia in italiano. Fa fede la versione inglese*
Grazie, Signor Presidente,
L’Italia è lieta di partecipare al Dibattito Aperto sulla Protezione dei Civili nei Conflitti Armati, che ha luogo in un momento critico per la protezione dei civili. L’aggressione ingiustificata e non provocata da parte della Federazione Russa contro l’Ucraina va a sommarsi altri conflitti in corso in altre parti del mondo.
L’Italia si allinea con le dichiarazioni pronunciate dall’Unione Europea e dal Gruppo di Amici per la Protezione dei Civili nei Conflitti Armati. Vorremmo anche ringraziare il Segretario Generale per il suo rapporto annuale sulla Protezione dei Civili.
Come dichiarato nella Risoluzione 2573, approvata solo un anno fa e co-sponsorizzata dall’Italia, tutte le parti coinvolte in un conflitto armato dovrebbero distinguere tra popolazione e bersagli civili e combattenti da una parte, e combattenti e obiettivi militari dall’altra. Tuttavia, solo poche settimane fa, 60 persone sono rimaste uccise quando l’esercito russo ha bombardato un edificio scolastico nella regione di Luhansk. Questo è solo l’ultimo caso a dimostrazione di come le città siano divenute teatro di guerra dei nostri tempi e come i civili e le infrastrutture civili vengano frequentemente presi di mira.
Per questo motivo, siamo particolarmente preoccupati per l’uso di armi esplosive in aree densamente popolate, che causano grande sofferenza per i civili e la distruzione di abitazioni, strutture sanitarie, sistemi idrici nonché gravi danni alla produzione agricola. Pertanto, diamo il nostro appoggio ai negoziati in corso condotti dall’Irlanda a Ginevra e volti a introdurre una dichiarazione politica per bandirne l’uso.
Signor Presidente,
Tenendo conto di questo contesto preoccupante, è fondamentale che troviamo delle modalità per garantire il pieno rispetto del Diritto Umanitario Internazionale e per garantire l’accesso sicuro, rapido e senza impedimenti alle popolazioni bisognose.
Troppe volte in quest’aula è stato raggiunto un accordo sui principi universali per proteggere i civili e salvare vite. Non possiamo permettere che le importanti risoluzioni che spesso ribadiamo restino carta morta. Dobbiamo confrontarci e trovare soluzioni pratiche. Consentitemi di sollevare tre questioni come spunti di riflessione.
Primo, se il Consiglio di Sicurezza non riuscisse a concordare un cessate il fuoco, l’ONU dovrebbe essere in grado di intervenire tempestivamente almeno per consentire corridoi umanitari e accesso umanitario, nel pieno rispetto dei principi dell’azione umanitaria di neutralità, imparzialità, indipendenza e umanità. In tal senso, il meccanismo di evacuazione stabilito a Mariupol, grazie agli sforzi di coordinamento dell’ONU e della CICR, è un chiaro esempio del fatto che il Diritto Umanitario Internazionale non può essere lasciato alla mera iniziativa spontanea di gruppi armati e non armati. L’Italia sostiene un ruolo più energico dell’ONU nel sollecitare il rispetto degli obblighi derivanti dal Diritto Umanitario Internazionale e nel monitorare la loro messa in atto.
L’aggiunta di un nuovo protocollo ad hoc alle Convenzioni di Ginevra del 1949 potrebbe fornire il quadro normativo specifico per un tale meccanismo di coordinamento dell’ONU, focalizzato sui corridoi umanitari e l’accesso umanitario. Darebbe anche una spinta a un consolidato impegno a livello internazionale per la protezione dei civili.
Secondo, da una prospettiva nazionale, è di estrema importanza che la protezione dei civili sia una priorità nella pianificazione ed esecuzione delle operazioni militari e che sia inglobata in tutte le linee guida militari nazionali. Infatti, formare i soldati in modo specifico sull’accesso umanitario e i corridoi umanitari può riflettersi positivamente sul rispetto del Diritto Umanitario Internazionale.
Terzo, l’Italia crede fermamente che la presenza di personale femminile nell’esercito possa avere un impatto positivo sulla protezione dei civili. Le donne hanno dimostrato di essere efficaci nel creare fiducia, punto nodale dell’accesso umanitario e dei corridoi umanitari concordati.
Signor Presidente,
Vorrei concludere dando risalto a un’altra pietra miliare della protezione dei civili: la responsabilità. In quest’ottica, l’Italia lancia un appello alla comunità internazionale affinché garantisca la responsabilità dei colpevoli di gravi violazioni del Diritto Umanitario Internazionale. Affermiamo il nostro pieno supporto al lavoro delle autorità investigative indipendenti internazionali e nazionali impegnate a evitare ogni forma di impunità.
Tutte le parti dei conflitti armati, compresi gli attori non statali, devono ottemperare agli obblighi derivanti dal Diritto Internazionale e dal Diritto Umanitario Internazionale, sempre e in qualunque circostanza.