(Traduzione di Cortesia)
Signora Presidente,
Grazie per aver convocato il dibattito aperto di oggi.
L’Italia si allinea alla dichiarazione dell’Unione Europea e vorrebbe aggiungere le seguenti osservazioni a titolo nazionale.
Signora Presidente,
Il mantenimento della pace è spesso definito multilateralismo in azione.
Da quando è entrata a far parte delle Nazioni Unite, l’Italia ha sostenuto questa idea dedicando un impegno costante, peacekeeper di alto livello e tecnologie all’avanguardia alle missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite in tutto il mondo, diventando il più grande contributore di truppe tra i paesi occidentali al peacekeeping delle Nazioni Unite.
L’impegno dell’Italia per il peacekeeping è radicato nella convinzione che le operazioni di pace debbano mirare non solo a preservare, ma anche a costruire la pace.
Oggi siamo chiamati ad adattare il peacekeeping alle nuove minacce alla sicurezza e anche a un diverso contesto geopolitico, ma oltre 75 anni di successi devono darci il coraggio di guardare al futuro con fiducia e di chiederci non “se”, ma “come” il peacekeeping delle Nazioni Unite continuerà a svolgere un ruolo decisivo.
Il nostro lavoro dovrebbe concentrarsi su due dimensioni principali.
La prima è la dimensione “politica” del peacekeeping, poiché un’operazione di peacekeeping è efficace e sostenibile finché è supportata da una volontà politica condivisa, a partire dal Consiglio di sicurezza. Questa volontà politica condivisa deve garantire che qualsiasi operazione sia adeguatamente finanziata, abbia mandati chiari e realistici, commisurati alle condizioni sul campo e operi in sinergia con i Paesi ospitanti. Tale volontà politica dovrebbe essere forgiata all’inizio delle operazioni di peacekeeping, anche coinvolgendo le organizzazioni regionali competenti nel processo decisionale, e dovrebbe quindi rimanere stabile e coerente durante l’implementazione. A questo proposito, l’Italia riconosce i contributi significativi e crescenti dell’Africa alla pace e alla sicurezza internazionali. Il continente ha dimostrato un coraggio e una leadership ammirevoli nell’affrontare le sfide globali. Accogliamo quindi con favore la storica risoluzione 2719 sulle operazioni di supporto alla pace guidate dall’UA.
La seconda dimensione riguarda l’efficacia operativa del peacekeeping.
Risorse e obiettivi devono essere all’altezza delle nuove sfide di sicurezza, in scenari altamente complessi.
Elogiamo il Segretariato per gli sforzi efficaci che ha da tempo intrapreso a tal fine, anche sul fronte tecnologico e digitale.
Grande attenzione deve essere rivolta anche alla formazione dei peacekeeper, che devono possedere competenze e professionalità sempre più complesse e diversificate.
Sebbene l’adattamento sia fondamentale, abbiamo già solide basi e buone pratiche su cui costruire.
UNIFIL, ad esempio, ha sviluppato negli anni un modello di successo basato sul rispetto della cultura locale, l’imparzialità, la credibilità e la vicinanza alla popolazione civile, diventando così una delle missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite più stabili.
Vorrei ricordare, a questo proposito, il contributo di lunga data dell’Italia, che fornisce alle Nazioni Unite strutture di formazione di altissimo livello come il Center of Excellence for Stability Police Units, che negli anni ha formato, secondo i più alti standard, oltre 15.000 ufficiali di polizia di 127 Paesi e 7 organizzazioni internazionali.
Signora Presidente,
Conciliare queste due dimensioni, sostenibilità politica ed efficacia operativa, sarà una delle principali sfide per il futuro delle operazioni di peacekeeping.
Mandati mirati, su misura per situazioni specifiche, possono aiutare a far coincidere gli obiettivi con le risorse effettivamente disponibili, facilitando anche le sinergie con i Paesi ospitanti.
Allo stesso tempo, non dovremmo abbassare il livello di ambizione, né esitare o rinunciare alla prospettiva di lanciare nuove operazioni di peacekeeping ogni volta che saranno necessarie.
Con i giusti aggiustamenti e una fruttuosa integrazione con le attività di peacebuilding, il peacekeeping può continuare a essere un motore chiave di pace e stabilità, come è stato fin dalla nascita delle Nazioni Unite.
E l’Italia continuerà a essere il suo sostenitore risoluto e instancabile.
Grazie.