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INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MATTEO RENZI, ALL’APERTURA DEL DIBATTITO GENERALE DELLA 69ma SESSIONE DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE (25 settembre 2014)   

Saluto questo alto consesso e desidero congratularmi per l’ elezione del Presidente della 69ma Sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, assicurando che nell’esercizio delle Sue importanti responsabilità il Presidente potrà sempre contare sul pieno sostegno dell’Italia.


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Avverto l’emozione di parlare nei luoghi che sono la nostra risorsa piu’ grande per la pace. Il futuro oggi somiglia terribilmente ad una minaccia, deve invece tornare ad essere una promessa.

Dag Hammarskjold diceva che il vero senso di responsabilita’  e’ quello rivolto al futuro. Un’intuizione che non solo e’ centrale per l’ONU ma che ha guidato anche i padri fondatori di un’altra grande organizzione, che l’Italia ha il compito di guidare in questo momento. 

Nel sogno dei padri fondatori dell’ONU c’era un nuovo slancio dell’umanita’ verso un futuro dominato dai principi della convivenza pacifica, del rispetto della dignità umana e della tolleranza. 

C’era la volontà, come recita il preambolo della Carta delle Nazioni Unite, di ”preservare le generazioni future dagli orrori della guerra”.

La via d’uscita dalle crisi non può che essere politica. Il dialogo, la riconciliazione, la logica della collaborazione, in alternativa allo scontro, sono gli strumenti indispensabili per frenare l’emorragia di sangue che sta causando troppi lutti e sofferenze nel Mediterraneo e in Medio Oriente, così come in Ucraina e in tanti Paesi africani. In questi giorni abbiamo la prova che aveva del tutto torto chi parlava di fine della storia. Ad essere finita e’invece la geografia. Le crisi che viviamo sono unite da un tragico filo rosso che supera confini e continenti.

L’Italia, proprio per la sua centralità geografica nel Mare Mediterraneo, è stata nei secoli terreno di incontro tra culture diverse.   L’Italia ha regalato al mondo l’idea di civitas, di citta’, e di piazza intesa come aggregazione aperta della comunita’.

Ai Paesi della sponda sud del Mediterraneo ci lega un’antica vicenda storica ed umana. Il Mediterraneo non è un confine ma è il cuore dell’Europa. Quindi la pace e la stabilità nel Mediterraneo sono un obiettivo prioritario per l’Italia e per l’Europa, ma anche per l’intera Comunità Internazionale, a cominciare dalle Nazioni Unite.  Come ricordava il Sindaco di Firenze Giorgio La Pira, il Mediterraneo e’ un grande ”Lago di Tiberiade”, spazio di pace tra i popoli e le religioni che si affacciano sul mare.

Per l’Italia, l’Europa e per la comunita’ internazionale attraggo l’attenzione sulla crisi della Libia, che deve rivestire priorita’ altissima per le proprie ripercussioni vaste e gravi nell’area ed oltre. Non possiamo sottovalutare questo focolaio nel cuore del Mediterraneo, che rischia di segnare il punto di non ritorno nel crinale di violenza ed instabilita’ della regione. L’Italia continuera’ a fare la propria parte ed a chiamare a raccolta i partner internazionali.

Per questo sosteniamo con determinazione l’avvio di un processo di riconciliazione nazionale in Libia, inclusivo e consensuale, e siamo pronti ad accompagnare l’amico popolo libico in questo percorso, per scongiurare il rischio di una progressiva frammentazione del Paese e le conseguenze negative che ne scaturirebbero per la sicurezza del Nord Africa e della regione sub-sahariana. Siamo fermamente impegnati a sostenere una Libia solida e stabile, unica possibilità per impedire che il Paese diventi un corridoio aperto al traffico internazionale di armi ed esseri umani. Continueremo ad assicurare la nostra piena assistenza all’attività di mediazione portata avanti dalle Nazioni Unite e dal Rappresentante Speciale del Segretario Generale in Libia. Tutti gli attori regionali e internazionali devono agire con spirito costruttivo nel facilitare l’azione delle Nazioni Unite. 

Se non risolviamo le cause profonde dell’instabilità e dell’insicurezza continueremo ad essere i testimoni oculari di migrazioni che si trasformano spesso in tragedie umane. Il Mare Mediterraneo ha rappresentato e deve continuare a rappresentare un simbolo di vita. Non possiamo accettare che esso diventi un cimitero. Abbiamo negli  occhi i volti dei bambini spauriti nei barconi, degli uomini che fuggono dalla violenza, di donne come Fatimada che ha partorito sua figlia sulla fregata italiana ”Euro” nell’ambito di una operazione di salvataggio. 

Ci presentiamo a questa Assemblea avendo salvato 80,000 mila vite umane attraverso la missione umanitaria di “search and rescue” “Mare Nostrum”.  Ma non possiamo gestire questo fenomeno globale unicamente a livello nazionale e solo con azioni di sicurezza. Dobbiamo rafforzare il dialogo con i Paesi maggiormente interessati dai flussi migratori di origine e transito e individuare una strategia più efficace per contrastare il traffico di esseri umani. Davanti a questa realtà è necessaria e urgente una responsabilizzazione dell’intera Comunità Internazionale. E’ doverosa una risposta da parte di tutti a questa sfida, non solo dell’Italia, per la sua posizione geografica, ma anche dell’Unione Europea e di tutti coloro che credono nella dignità e nel rispetto della vita umana. 

I fragili equilibri mediorientali sono attraversati dalla minaccia terroristica, che rappresenta, oggi, la sfida più complessa che siamo chiamati a fronteggiare, sia sul piano globale, sia su quello regionale. L’ISIS è una minaccia terroristica, non l’espressione di una religione. Poche settimane fa sono stato in un campo profughi ad Erbil, davanti allo sguardo smarrito di tante vittime del fanatismo. Ho visto che e’ in corso un genocidio. Ho sentito la responsabilità morale, ancor prima del dovere politico, di assicurare il sostegno italiano, nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite e delle prerogative del nostro Parlamento, all’iniziativa della coalizione internazionale volta a contrastare tale minaccia. Solo una comunità internazionale unita potrà vincere questa battaglia.

 Il nostro impegno nella lotta contro la minaccia terroristica proseguira’ con forza e determinazione. 

Ho già detto al Presidente Obama che la coalizione internazionale potrà contare sul sostegno italiano per eliminare la minaccia posta dall’ISIS, e sottoscrivo le sue parole di ieri in questa sala: chi parla di scontro tra civilta’ sbaglia. 

Sono convinto che il nuovo governo iracheno di Haider al-Abadi possa segnare un punto di svolta nella gestione unitaria e inclusiva del Paese, anche per promuovere una genuina riconciliazione nazionale.

In Siria stiamo assistendo alla peggiore crisi umanitaria della storia recente. Circa 11 milioni di persone sono bisognose di assistenza, inclusi 6,5 milioni di sfollati dentro il Paese e 3 milioni di rifugiati nella regione. Confido nel ruolo che l’Inviato Speciale dell’ONU Staffan De Mistura potrà svolgere.

L’Italia continuerà a contribuire alla stabilità della regione. Voglio in particolare ricordare il sostegno che i nostri militari assicurano alla missione di mantenimento della pace UNIFIL II dispiegata nel Sud del Libano. E colgo l’occasione per ringraziare di cuore le tante donne e uomini delle Forze Armate italiane dispiegati in missioni al servizio del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Un pensiero va alle nostre forze lungamente impiegate per la stabilita’ e la pace in Afghanistan.

Per la via del negoziato passa necessariamente anche la soluzione dell’irrisolto conflitto tra palestinesi ed israeliani. Non ci stancheremo mai di lavorare per costruire la ”pace di Abramo”. Non possiamo permetterci che questo conflitto continui ad essere una ferita aperta per la comunità internazionale. Il cessate il fuoco a Gaza va consolidato e rispettato, le due Parti devono ora riprendere la via del negoziato verso la soluzione dei Due Stati, anche per consentire l’erogazione degli indispensabili aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Va detto con forza, e voglio che risuoni alto in questa sala: Israele non ha soltanto il diritto ma, come ho detto al Parlamento Europeo assumendo la Presidenza dell’Unione, il dovere di esistere per i valori di democrazia e tolleranza che la sua comunita’ rappresenta. Tutta la Comunita’ internazionale, ivi inclusa l’Europa, deve accompagnare e sostenere questo processo.

Solo attraverso il dialogo possiamo scongiurare di ricadere in dialettiche da guerra fredda. Le tensioni ai confini orientali dell’Unione Europea rischiano di mettere a repentaglio la più grande conquista raggiunta dal processo di integrazione europea: un continente di pace e stabilità.  Il popolo ucraino ha il diritto di vedere riconosciuta l’unita’ del suo territorio di fronte ad un’aggressione che ne ha violato l’integrita’.

La crisi in Ucraina ci ha posto di fronte a sfide inaspettate: la prospettiva di un nuovo conflitto nel cuore dell’Europa.  Rivolgo un appello al raggiungimento di una rapida soluzione, nell’interesse di tutti i cittadini ucraini e nell’auspicio di un superamento delle tensioni con la Federazione Russa, che mi auguro possa tornare a esercitare il suo ruolo di attore globale, contribuendo positivamente alla pace e alla sicurezza internazionali. La comunita’ internazionale ha bisogno della Russia. Il mio illustre concitaddino Nicolo’ Machiavelli diceva:

Sapere nella guerra conoscere l’occasione e pigliarla, giova più che niuna altra cosa: lo stesso vale oggi per costruire la pace.

Dialogo e riconciliazione sono indispensabili strumenti per una pace duratura anche nel continente africano. In Sud Sudan, attraverso il sostegno – che l’Italia non ha mai fatto mancare – ai negoziati favoriti dall’IGAD (Intergovernmental Authority on Development in Eastern Africa). In Sudan, dove occorre promuovere la riconciliazione incoraggiando il dialogo con l’opposizione e i gruppi presenti nelle regioni periferiche. In Somalia, il cui processo di stabilizzazione richiede una particolare attenzione a fronte della sfida con cui si confronta il Governo Federale somalo, in collaborazione con le Autorità regionali, per consentire l’approvazione di una Costituzione nazionale entro il 2015 e la tenuta di elezioni generali nel 2016, con l’obiettivo prioritario di sconfiggere definitivamente gli Al-Shabaab. L’Italia e’ seriamente preoccupata anche dalla situazione nella regione del Sahel e intende incoraggiare il coordinamento degli interventi internazionali e regionali volti a contrastare le violazioni dei diritti umani e la diffusione dell’estremismo, specialmente nella Repubblica Centro-Africana e in Nigeria.

Mai come oggi, unità e cooperazione sono le parole d’ordine per fronteggiare la sfida rappresentata dal virus dell’Ebola e dalle sue drammatiche conseguenze umanitarie, sociali ed economiche. Colgo quest’occasione per rinnovare la mia sentita solidarietà ai Paesi africani colpiti da tale emergenza e per esprimere tutto il mio più sincero apprezzamento per l’impegno con cui il Segretario Generale sta fornendo ogni dovuta assistenza ai Paesi colpiti da questo flagello. Ma anche per rendere tributo allo straordinario coraggio e dedizione di centinaia di operatori sanitari che ogni giorno rischiano la vita. In risposta all’Appello regionale lanciato dall’OMS, l’Italia ha destinato risorse al rafforzamento delle capacità delle Autorità Sanitarie locali e nuove iniziative umanitarie potranno essere realizzate nei prossimi mesi. In qualità di Presidenza del Consiglio dell’UE, siamo impegnati in uno sforzo diretto a mobilitare risorse, elevare il livello di attenzione e promuovere un’azione collettiva da parte degli Stati Membri dell’UE. 

Quando i diritti umani sono violati e le libertà fondamentali negate, è la stessa pace tra i popoli ad essere messa in discussione. L’Italia ha da sempre attribuito priorità ai diritti umani specie delle persone più vulnerabili, come le donne e i bambini e gli appartenenti alle minoranze. La nostra lotta alle discriminiazioni religiose, in un continente che, dobbiamo prometterci solennemente, non deve piu’ rivivere i fantasmi dell’antisemitismo, non deve conoscere quartiere, perche’ e’ un elemento fondamentale del ripudio di ogni visione della fede che ispiri violenza anziche’ pace. Le stragi di cristiani verificatisi in un tragico crescendo sono una ferita per tutta l’umanita’.

All’uguaglianza di genere sto dedicando una parte importante della mia agenda politica, convinto come sono della sua centralita’.  Non e’ semplicemente un valore da difendere ma una scelta precisa da attuare, come fatto ad esempio costruendo un Governo italiano composto a meta’ da uomini e da donne. La sessione dell’Assemblea Generale che ci troviamo ad aprire coinciderà poi con la presentazione di una nuova risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali. Mi auguro che il fronte dei Paesi che hanno scelto di sostenerla continui a crescere.  Lo ricordo anche pensando alla mia esperienza di Sindaco della citta’ di Firenze, che per prima ha abolito la pena di morte nel 1786. Era per me Sindaco motivo di orgoglio ogni mattina, salendo le scale di Palazzo Vecchio. Non aggiungiamo barbarie alla barbarie.

Alle generazioni future dovremo assicurare un modello di società che affianchi all’ideale della pace e della sicurezza quello, altrettanto importante, della giustizia sociale e dell’eliminazione delle diseguaglianze. In Europa, si pone come prioritario il tema della crescita, dell’occupazione e della competitività. Desidero ringraziare il Segretario Generale Ban Ki-moon per la tempestiva convocazione del Summit sul clima, in vista di un accordo globale soddisfacente e condiviso alla Conferenza di Parigi nel dicembre 2015. L’obiettivo principale è garantire che l’innalzamento della temperatura resti al di sotto di 2°C. Ora deve essere tradotto in realtà, con il contributo di tutti.   Questa priorita’ non riguarda solo il tema del clima ma anche una straordinaria opportunita’ per l’occupazione ed i posti di lavoro verdi: le nuove tecnologie che cambiano il mondo e la nostra relazione con l’ambiente sono portatrici di occasioni per ripensare il nostro rapporto con il lavoro. Per cogliere queste opportunita’ non dobbiamo stancarci di investire sull’educazione, sulla formazione, l’istruzione delle giovani generazioni quale chiave fondamentale per trasformare il nostro futuro. Questa e’ la priorita’ delle priorita’, la nostra scommessa chiave per dare un senso al lavoro che facciamo e consentire che porti dei frutti, in linea con l’ iniziativa dell’ONU Education for All.

Il 2015 sarà un anno di grandi aspettative per le Nazioni Unite. Attendiamo l’adozione di una nuova Agenda per lo Sviluppo, che istituisca un nuovo Partenariato Globale per lo sviluppo sostenibile fondato sui principi fondamentali di trasparenza reciproca, fiducia e “accountability”. Il prossimo anno, l’Expo 2015 di Milano, con il suo tema “Feeding the planet, Energy for life”, costituirà un’occasione unica per approfondire il dibattito sugli approcci e le strategie nel settore dell’agricoltura sostenibile e della sicurezza alimentare e nutrizionale. L’Expo 2015 Milano sarà un grande laboratorio nel quale ben 147 Partecipanti Ufficiali, incluso il sistema ONU, potranno presentare idee, esperienze, “best practices”, soluzioni tecniche o scientifiche. Avremo l’opportunità di stabilire “un ponte” tra il negoziato internazionale sulla nuova agenda per lo sviluppo e i nostri cittadini, nella consapevolezza che le grandi sfide globali richiedono tanto decisioni politiche quanto scelte individuali.

La crescita sostenibile sara’ al centro anche del 10° Vertice ASEM, principale foro di dialogo tra Europa e Asia, che avra’ luogo a Milano il 16-17 ottobre prossimi.

Non possiamo dimenticare che la nostra risposta alle sfide globali assume una nuova incarnazione nella societa’ della rete. Una rete che vogliamo aperta e diversificata, su cui l’Italia si impegna assiduamente per un’Internet Governance che rifletta la liberta’ d’espressione, la neutralita’ della rete e la diversita’ culturale (Net Mundial).

Le sfide attuali rendono urgente e necessaria anche la riforma del Consiglio di Sicurezza, per renderlo maggiormente rappresentativo, efficace, trasparente e in grado di rendere conto ai membri delle Nazioni Unite. Ma le opinioni sul come raggiungere tali obiettivi continuano a divergere. Occorre quindi ridurre le distanze tra i diversi modelli di riforma.

Il Gruppo “Uniting for Consensus” continua a ritenere che la creazione di nuovi seggi permanenti nazionali comprometterebbe il raggiungimento di tali obiettivi e ribadisce la propria disponibilita’ a lavorare per una soluzione di compromesso, nell’interesse dell’intera membership. 

Il semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea mi offre l’occasione per un’ultima riflessione sul ruolo della cooperazione tra l’ONU ed altre organizzazioni internazionali e regionali, tra cui l’Unione Europea, per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali, e per il benessere delle generazioni future. Abbiamo dinanzi ai nostri occhi grandi sfide, a volte drammatiche. Non possiamo affrontarle da soli. Dobbiamo agire insieme. 

Questa sala, appena restaurata in tutta la sua magnificenza, è la più straordinaria incarnazione nella storia dell’umanità dell‘“agire insieme“. Questo è anche il modo in cui è stata concepita l’Unione Europea dai suoi padri fondatori: innanzitutto come un’unità di principi e di valori comuni, di libertà, di tutela della dignità umana, per difendere i quali abbiamo deciso di mettere insieme le forze. L’attivo coinvolgimento delle organizzazioni internazionali e regionali nelle crisi internazionali, il contributo che esse sono in grado di dare per il bene dell’umanità, sono il più formidabile strumento del quale dispone il nostro tempo. Ed è proprio sull’azione sinergica e di mutuo rafforzamento tra l’ONU e l’UE in tutti i settori che l’Italia, anche oltre il semestre di Presidenza, continuerà ad impegnarsi.   

L’Unione Europea deve tornare ad essere se’ stessa, corrispondendo alla propria vocazione piu’ profonda. Quando l’Unione ha perso di vista la propria identita’, fatta di dialogo e di visione, ha conosciuto pagine tragiche. Nel centenario della I guerra mondiale, guerra civile europea, ricordo quello che ha significato Srebrenica per la mia generazione  e dico mai piu’ violenza nel cuore dell’Europa, e mai piu’ un’Europa senza visione del proprio ruolo nel mondo e per il futuro. 

Echeggiano attuali piu’ che mai le parole di Dag Hammarskjold sul senso di responsabilita’. Se non ci e’ dato scegliere la cornice nella quale ci muoviamo, la cornice del nostro destino, cio’ che vi mettiamo dentro e’ nostro.

Grazie.