Cari colleghi, molti fattori rendono oggi la realtà profondamente diversa da quella in cui furono elaborati gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Una realtà definita da nuovi attori: anzitutto dai paesi non-OCSE e dal settore privato; da nuove povertà, in paesi a medio reddito; dal crescere di diseguaglianze e marginalizzazioni anche nei Paesi più ricchi; dal peggioramento dei cambiamenti climatici; e da equilibri internazionali sempre più incerti, per l’intreccio di crisi di sicurezza, finanziarie, economiche, sociali, geopolitiche. Si impongono quindi linee di intervento nuove e diversificate. La nostra più grande priorità oggi è perseguire insieme lo sviluppo economico, l’inclusione sociale e la sostenibilità ambientale. Questo richiede, per prima cosa, un’azione più determinata per assicurare lavoro a condizioni dignitose, a tutti e senza discriminazioni. Non si tratta solo di economia, ma di democrazia, e di diritti. Per riprendere una bella espressione della Costituzione italiana, il nostro compito è rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di ciascuno alla vita politica e sociale del proprio Paese. In secondo luogo, credo che la questione ambientale non possa più essere relegata ai margini dei modelli di sviluppo: i danni all’ambiente e alla salute umana sono costi inaccettabili. Non a caso l’Italia ha dedicato EXPO Milano 2015 al tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, concependo l’Esposizione Universale come luogo e momento di dialogo collettivo fra i protagonisti della comunità internazionale sulle principali sfide dell’umanità. Siamo convinti che perseguire lo sviluppo richieda inevitabilmente di confrontarsi con le questioni più drammatiche e urgenti del nostro tempo, che colpiscono i territori più deboli e condannano milioni di persone all’emarginazione, alla discriminazione, alla disperazione, costringendole a cercare fortuna altrove. Mi riferisco al terrorismo e all’estremismo, al crimine organizzato, alla corruzione, ai conflitti e all’instabilità geopolitica, in particolare nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. Mi riferisco alle migrazioni epocali che ne sono la conseguenza. Nodi da affrontare non soltanto con strumenti di sicurezza, ma promuovendo istituzioni e luoghi della politica, e perseguendo il progresso sociale, culturale ed economico dei territori. A ben riflettere trovare soluzioni condivise, eque, durature a questi problemi è la chiave per offrire nuove prospettive alle Nazioni Unite e realizzare i grandi pilastri che ne sono la base: pace e sicurezza, diritti umani e libertà e, appunto, sviluppo ed eguaglianza sostanziale.
In tempo di crisi i Parlamenti svolgono una funzione strategica nella lotta contro le diseguaglianze e negli interventi per lo sviluppo, perché sono gli interpreti dei diritti e dei principi su cui abbiamo edificato le nostre civiltà. Le assemblee democratiche devono vigilare sull’operato della comunità internazionale e dei governi nell’applicazione concreta delle agende comuni promuovendo quei valori in cui ci riconosciamo e che ci uniscono qui, nelle Nazioni Unite. Per rafforzare la propria capacità di partecipazione a questo disegno, l’Italia nel 2014 ha costituito un Sistema di cooperazione allo sviluppo che si avvale di strumenti di azione per sostenere nei Paesi partner pace, benessere e stabilità, riunendo le istituzioni pubbliche, il settore privato, la società civile, le organizzazioni non governative, le università e i centri di ricerca e le comunità di migranti.
Cari colleghi, gli obiettivi che ci poniamo sono ambiziosi e il cammino difficile, ma posso assicurarvi che il Parlamento italiano continuerà a lavorare per la tutela dei diritti dei più deboli e dei meno fortunati, ovunque essi si trovino. Questa è la più grande responsabilità cui siamo chiamati, noi che abbiamo assunto l’alto dovere di rappresentare i cittadini e la democrazia. Un dovere verso le generazioni future che sono certo noi tutti qui indistintamente condividiamo. Grazie.