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INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MATTEO RENZI, ALL’APERTURA DEL DIBATTITO GENERALE DELLA 70ma SESSIONE DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE (29 settembre 2015) 

Signor Presidente, Eccellenze, distinti colleghi, Signore e Signori.

Porto in questa sala con gratitudine e orgoglio la voce del popolo italiano. Un popolo generoso e responsabile. La voce di chi ogni giorno salva centinaia di fratelli e sorelle del Mediterraneo.

In ogni parte del mondo, la vita pubblica è sempre più appiattita sul presente. Discutiamo di temi fondamentali con l’occhio sempre rivolto ad uno dei mille schermi che ci circondano: le televisioni dell’informazione ventiquattr’ore su ventiquattro, internet e i social network. Appartengo alla generazione per la quale la rete e’ un orizzonte di libertà. La rete è uno strumento straordinario che consente di cambiare vite e prospettive.

Ma il rischio è quello di ridurre l’orizzonte della discussione al prossimo sondaggio o al prossimo tweet. Dobbiamo rifiutare la dittatura dell’istante.

Per questo è un privilegio entrare in questa sala con un pensiero piu’ ampio. Ed è un privilegio che ci impone di staccarci per un momento dalla contingenza e tentare di entrare insieme in un tempo più lungo.

Penso al mio Paese. Se osservate l’Italia su una carta geografica, vi renderete conto che ha la forma di un ponte. Un ponte tra il Nord e il Sud, tra l’Europa e l’Africa; e un ponte tra Est e Ovest, proteso verso i Balcani e il Medio Oriente.

E l’Italia è, da sempre, uno straordinario laboratorio culturale, attraversato da influenze di ogni genere. Ed è questa la ragione per la quale siamo stati i primi, in Europa, a cogliere la dimensione epocale di quanto stava accadendo nel Mediterraneo.

Fin dall’inizio abbiamo detto: la questione dei rifugiati non è una questione di numeri.

Il problema oggi non sono i numeri: il problema è la paura.

La paura che attraversa le nostre società e che dobbiamo prendere sul serio, se davvero vogliamo sconfiggerla.
Nella mitologia greca, Fobos era il dio della paura ed era in grado di paralizzare i migliori eserciti e di far perdere le battaglie più facili. Per questo gli spartani avevano eretto un grande tempio a Fobos e facevano di tutto per conciliarsene i favori.
L’Europa è nata per sconfiggere la paura, per sostituirla con l’ideale della pace, della cooperazione e della civiltà. E per moltissimo tempo ha assolto a questa missione con straordinario successo. Negli ultimi settant’anni, il nostro continente si è lasciato alle spalle secoli di guerre e di conflitti per dare vita all’esempio unico di un’unione fondata sulla pace, sulla democrazia e sulla libera adesione dei popoli. L’Europa è un miracolo.

Per chi, come me, ha assistito da giovane al crollo del muro di Berlino e ha trovato in quell’evento una delle ragioni per impegnarsi in politica, l’idea di veder sorgere nuovi muri è intollerabile. L’Europa è nata per abbattere muri, non per costruirli.
Per questa ragione l’Italia è in prima linea nel salvataggio migliaia di migranti che fuggono dalla guerra e dalla disperazione.

La scorsa primavera, ho avuto il privilegio di accompagnare il Segretario Generale Ban Ki-Moon su una delle nostre unità navali che attualmente partecipano alle operazioni di soccorso.

Affrontare i flussi migratori richiede la capacità di rispondere all’emergenza immediata, ma anche avere un approccio strategico di lungo termine, guardando le cause profonde e – allo stesso tempo – le opportunità in termini di sviluppo umano e cooperazione economica. Non si risolvono problemi così grandi con una dichiarazione ad effetto, ma con un lavoro di settimane e mesi.

L’Italia è particolarmente impegnata nel sostenere i partner africani, attraverso una vasta gamma di iniziative, in particolare con l’Unione Africana e le altre organizzazioni regionali, come ho detto ad Addis.
Lo scenario internazionale ci mostra una crescente domanda di Nazioni Unite e dei principi che le guidano. A 70 anni, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha la consapevolezza necessaria ad avanzare verso il futuro; ha la saggezza per riconoscere i propri errori e le proprie manchevolezze.

La mia opinione è che lo scopo vero della Carta sia quello di assicurare un futuro migliore ai nostri figli; un futuro di pace e prosperità che consenta di sviluppare il proprio potenziale e seguire le proprie aspirazioni.

E questa è la motivazione di fondo che ci spinge a candidarci ad un seggio non permanente in Consiglio di Sicurezza nel biennio 2017/18. Il nostro motto è: “l’Italia con le Nazioni Unite. Costruire la pace di domani”. Lo facciamo pensando che sia compito di ciascuno di noi quello di dare un’alternativa alla cultura della violenza e del nichilismo.

Signor Presidente

Nuove crisi continuano a colpire il Mediterraneo, il Medio Oriente e il continente africano. Linee divisorie, muri attraversano il cuore dell’Europa, in un momento in cui le forze devono essere unite.

Il mio auspicio va a un consolidamento del cessate-il-fuoco in Ucraina.
L’accordo tra gli Stati Uniti e Cuba ha una portata storica. E le speranze che riponiamo sull’accordo con l’Iran sul  programma nucleare ha le potenzialità per aprire una fase di speranza in tutta la regione. Mentre ci sentiamo impegnati per l’implementazione dell’accordo, ribadiamo con forza il diritto all’esistenza del popolo e dello Stato di Israele.

Solo nel dialogo e nel negoziato possiamo trovare la strada per il futuro delle nostre generazioni. Non c’è alternativa. Lo dico a entrambi i nostri amici israeliani e palestinesi. E’ essenziale tornare al negoziato, con l’obiettivo di giungere alla soluzione dei due Stati, che vivano fianco a fianco, in pace e sicurezza. L’Italia è pronta a fare la sua parte.

In Siria, la prolungata inerzia ha prodotto violenza inenarrabile e provocato una tragedia. Dobbiamo fermare questa spirale. L’unica via d’uscita è una soluzione politica credibile, che possa finalmente portare ad una reale transizione

Signore e signori,

L’Italia continuerà a sostenere con forza la Coalizione contro Daesh, con attività militari, affrontando il tema dei foreign fighters e contrastando la propaganda di Daesh.

Attraverso i Carabinieri siamo fieri di essere il leader della Coalizione per l’addestramento delle forze di polizia irachene. Sappiamo che il lavoro delle forze di sicurezza è determinante per consentire alle famiglie irachene di tornare alle loro case e vivere in sicurezza, liberi dalla paura.

Continueremo il nostro ruolo guida assieme a Stati Uniti ed Arabia Saudita del Gruppo di lavoro di contrasto al finanziamento di Daesh.

Signor Presidente, onorevoli colleghi,

Daesh rischia di affermarsi in tutta la regione, pure straordinario mosaico di cultura e bellezza. Penso alla Libia, ma non solo. All’Africa. Non lo possiamo permettere.

Rinnovo, da questo podio, l’appello a tutte le parti che in Libia aspirano ad una nazione pacifica e unitaria, ad unire gli sforzi per combattere la minaccia del terrorismo.

I fratelli libici non sono soli. Le prossime settimane saranno cruciali. L’Italia è pronta a collaborare con un Governo di Unità Nazionale e riprendere la cooperazione in settori chiave:  per ridare alla Libia un futuro. Se il nuovo Governo libico ce lo chiederà, l’Italia è pronta ad assumere un ruolo guida in un meccanismo per l’assistenza alla stabilizzazione del Paese, autorizzato dalla comunità internazionale.

Signore e signori, Signor Presidente

Il nostro ruolo nella lotta al terrorismo ha molte ragioni. E’ una battaglia di civiltà e di valori. E’ una battaglia di cultura. Daesh ed i terroristi vogliono costringerci a vivere nell’oscurità e nella paura. La paura e’ il campo di gioco dei terroristi.

E il primo settore in cui ciò emerge è il settore della cultura. Quando i terroristi attaccano Palmira, o il museo del Bardo, non attaccano il passato: prendono di mira il nostro futuro.

L’Italia è il Paese dove è iniziata la cultura della conservazione. I primi musei, le prime leggi a tutela del patrimonio culturale risalgono, da noi, al Rinascimento. Abbiamo la più alta concentrazione al mondo di siti UNESCO. Ecco perché vogliamo essere custodi della cultura nel mondo.

Portiamo avanti azioni concrete da avviare sia qui a New York che presso l’UNESCO a Parigi. Mi riferisco a “United4Heritage”, ai Caschi Blu della cultura. Sulla base di un modello sviluppato nel nostro Paese, proponiamo di istituire una task force internazionale, con membri militari e civili, per operazioni di tutela e ricostruzione dei siti storico-artistici. Qui sta la nostra identita’.

Tale task force sarà a disposizione dell’UNESCO; è potrà essere schierata nel quadro delle missioni di pace delle Nazioni Unite.
L’Europa in mancanza di un grande progetto educativo rischia di veder crescere in casa propria il germe del terrorismo. Europei trasformati in messaggeri di terrore.

In questo spirito, l’Italia con il proprio modello di peacekeeping sostiene la review delle Operazioni di Pace lanciata quest’anno dal Segretario Generale.

A questo proposito voglio ricordare l’impegno dell’Italia a fianco dell’Afghanistan, e fare onore a chi si è sacrificato per la nostra sicurezza collettiva. Siamo fieri del lavoro dei nostri militari e dei nostri civili per sostenere il Governo afghano in un cammino di pace e prosperità.

Signor Presidente,

Il Consiglio di Sicurezza è al centro di questa organizzazione; per questo, l’Italia ritiene che una sua riforma sia necessaria e urgente.
. Iniziative di divisione e non consensuali non hanno speranza. Il gruppo “Uniting for Consensus” è disposto a continuare ad impegnarsi con tutti i membri. Una riforma consensuale e sostenibile del Consiglio di sicurezza è davvero possibile.

Signor Presidente, Signore e Signori,

Garantire il rispetto dei diritti umani non è solo la cosa giusta da fare; si tratta di una assicurazione per il nostro futuro. La risoluzione del Consiglio di Sicurezza  “Donne, pace e sicurezza” deve continuare a guidare il nostro lavoro. Continueremo a batterci per la i diritti delle donne e delle ragazze, il diritto all’istruzione, alla salute, alla libertà di espressione e la libertà di religione o di credo.

Siamo orgogliosi di lavorare su tali questioni insieme a un grande numero  di partner; l’ampio sostegno alle Risoluzioni adottate dall’Assemblea Generale nel dicembre scorso sulla moratoria della pena di morte, contro i matrimoni precoci e forzati e le mutilazioni genitali femminili, è un segnale esplicito e rappresenta un nostro successo comune.

Signor Presidente,

Il profondo legame tra la pace e la sicurezza, i diritti umani e lo sviluppo è il messaggio che proviene dall’Esposizione Universale che si svolge in questo momento a Milano. Il motto di Expo 2015 –  “Nutrire il pianeta, energia per la vita” – un messaggio che ha colto l’essenza di alcune tra le sfide più complesse del nostro tempo.

Voglio promettere ai partner africani che non smetteremo di lavorare in questa direzione. La promozione di un’agricoltura sostenibile, garantendo l’accesso al cibo per tutti; il cambiamento dei modelli di consumo insostenibili, avanzando la condizione delle donne come attori centrali nell’ agricoltura; la difesa i diritti dei piccoli agricoltori, ma anche la prevenzione di tensioni e conflitti causati dal degrado delle terre coltivabili e dalla scarsità di acqua per l’agricoltura.
L’eredità di EXPO Milano, è rappresentata dalla Carta di Milano, un documento partecipativo che invita cittadini, associazioni, aziende e istituzioni ad assumersi le proprie responsabilità nel garantire che le generazioni future possano godere del diritto al cibo.

Il cambiamento climatico è un tema sul quale tutti  – ciascuno nel suo settore – abbiamo responsabilità da cui non ci possiamo sottrarre. L’Italia è al fianco dello sforzo del Segretario Generale Ban Ki Moon e di tutta la comunità internazionale per affrontare il cambiamento climatico con ambizione e risolutezza, mobilitando le risorse necessarie per rendere le conferenze di Lima e Parigi passi in avanti fondamentali.

Signor Presidente

Con l’adozione dell’Agenda 2030, abbiamo posto le basi per un percorso strategico verso lo sviluppo sostenibile. L’Italia è particolarmente soddisfatta che l’interconnessione tra le 5 P – People, Prosperity, Partnership, Planet and Peace – sia riconosciuta e ispiri la nostra azione per il futuro.

Ma l’Italia vuole contribuire soprattutto a quelle battaglie che hanno bisogno di sostegno. Il nostro contributo, che andremo ad accrescere come presidenti di turno del G7 nel 2017, sarà guidato dai nuovi parametri dell’Agenda 2030, dove il rispetto degli esseri umani e dell’ambiente sono le forze centrali per il progresso e lo sviluppo economico.

Possiamo contare sulle numerose partnership che l’Italia ha stabilito nel corso degli anni, concentrandosi sulle sfide ambientali ed energetiche. Daremo il benvenuto a Milano ai nostri partner, piccoli (ma grandi per la loro importanza) Stati insulari in via di sviluppo, per l’evento  sulla sicurezza alimentare e l’adattamento climatico che si terra’ a metà ottobre a EXPO Milano, e mostreremo loro Venezia.

Signore e signori,

Come candidati ad un seggio non permanente per il biennio 2017/8,  vogliamo portare questa ampia visione e questi valori in Consiglio di sicurezza.  Ma non voglio che li pensiamo in modo astratto. Cio’ che ci porta qui sono i volti.
Nelle scuole italiane, i nostri bambini imparano a conoscere il forte legame che esisteva tra antiche civiltà del Mediterraneo, Africa, Medio Oriente e Nord; . Appartiene alla nostra storia e ai fondamenti della nostra cultura e civiltà.
Oggi quei bambini sono la ragione del nostro impegno. E tra i valori il primo è la vita.

Ci siamo tutti commossi per la foto di Aylan. Per quel bambino di Kobane che insieme al suo fratellino si è addormentato senza poter vedere il futuro. Ma non basta commuoversi. Occorre muoversi. Yambambi, Salvatore, Hamed Idris Ibrahim, e Francesca Marina nata il 3 maggio.  Sono bimbi nati a bordo di unita’ navali italiane che hanno salvato migliaia di vite e dato la possibilita’ a molte mamme di partorire. Voglio che questi nomi siano assieme quelli di coloro che non ce l’han fatta. Diremo a tutta l’Europa ed al mondo che il coraggio puo’ sconfiggere la paura.

Grazie.