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Intervento Introduttivo dell’Ambasciatore Sebastiano Cardi, Rappresentante Permanente dell’Italia presso le Nazioni Unite, alla Cerimonia Inaugurale del “Change the World Model United Nations 2016 (Fifth Edition)”

1. 70 anni di ONU
L’Organizzazione ha festeggiato lo scorso anno i suoi 70 anni. E l’Italia all’ONU i suoi 60 da Stato Membro.

Il 2015 e’ stato un anno importante per le Nazioni Unite. Ci ha fornito una serie di indicazioni confortanti circa lo stato di salute dell’Organizzazione, e anche confermato a fronte delle numerose crisi internazionali il forte bisogno che la Comunita’ Internazionale ha, e continua ad avere, dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).

Certo gli aspetti negativi, le difficolta’ nel raggiungere soluzioni a certi problemi, sono sotto gli occhi di tutti, anche a causa spesso degli esiti tragici e dei costi in termini di vite umane: il conflitto in Siria, il dramma delle migliaia di persone che fuggono dai conflitti per diventare vittime di trafficanti senza scrupolo, il terrorismo internazionale, la situazione delicata in Libia e tante altre situazioni difficili in varie parti del mondo.

Ma guardiamo per un attimo insieme agli aspetti positivi che citavo prima, quegli aspetti per cui il 2015 va ricordato.

Il 2015 e’ stato un anno che ha dimostrato che l’ONU puo’ essere sede e motore di un multilateralismo efficace e costruttivo.

L’ONU e gli Stati membri lavorando insieme per superare le divergenze, nel 2015 sono riusciti a definire la nuova agenda dello sviluppo che integra le tre dimensioni economica, sociale e ambientale.

“The road to dignity”, come l’ha definita il Segretario Generale Ban Ki-moon [quest’anno al suo ultimo di mandato – e’ gia’ iniziata la corsa al successore (molti pensano a una donna)]; questa strada per la dignita’ ha svolto un percorso su quattro continenti in Asia, a Sendai con il vertice sulla riduzione dei rischi di disastri naturali, in Africa ad Addis Abeba in luglio allorche’ gli Stati hanno preso impegni importanti sul finanziamento della nuova agenda di sviluppo sostenibile; in America, qui a New York, in settembre quando, in apertura di 70ma sessione dell’Assemblea Generale, e’ stata adottata l’Agenda post-2015 con i suoi Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – obiettivi universali, validi per tutti Stati, sia quelli in via di sviluppo che quelli gia’ sviluppati; e poi a Parigi in dicembre con l’accordo per la lotta ai cambiamenti climatici (accordo che tra poco piu’ di un mese verra’ solennemente firmato dai Capi di Stato e di Governo, Ministri, qui alle Nazioni Unite).

Insomma l’ONU si e’ dimostrata – a dispetto delle critiche, a volte troppo facili – un’organizzazione viva e vitale che ha dimostrato come un multilateralismo efficace sia possibile quando c’e’ l’impegno in un dialogo reale e costruttivo, e la coesione degli Stati Membri – questo e’ stato dimostrato anche a fronte di emergenze globali come la pandemia Ebola.

2. 60 di Italia all’ONU
E l’Italia come si inserisce in tutto questo?
L’Italia e’ stata definita dallo stesso Segretario Generale un “partner ideale delle Nazioni Unite.” L’approccio attivo e fiducioso del nostro Paese verso un multilateralismo costruttivo, teso alla realizzazione di ponti e non di muri, al salvataggio di vite umane, ci ha reso un attore importante nel consesso onusiano.

L’Italia, ammessa dal 14 dicembre 1955 (prima era presente con lo status di Stato Osservatore), ha sempre guardato alle Nazioni Unite come un punto di riferimento e non ha mai fatto mancare il suo apporto.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon – che ha visitato piu’ volte il nostro Paese (che e’ un grande polo onusiano Roma/Torino/Brindisi etc), da ultimo in ottobre proprio per celebrare i 60 anni di Italia all’ONU – ha espresso in varie occasioni la riconoscenza dell’ONU all’Italia per il sostegno costante ai valori fondamentali in tutti questi campi: per l’azione di mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, specie in Libano con l’impegno nella missione UNIFIL, e poi nella lotta contro il terrorismo internazionale; per il ruolo svolto nei colloqui per la ricerca di una soluzione alla crisi libica; ma anche per la gestione dei flussi migratori con attenzione agli sforzi umanitari di soccorso dei migranti nel Mediterraneo; per il nostro contributo all’agenda di sviluppo post-2015 e alla lotta al cambiamento climatico.

3. Valori fondanti dell’ONU e principi guida dell’azione italiana all’ONU sono due facce della stessa medaglia

L’azione quotidiana dell’Italia all’ONU è ispirata da sessanta anni ai tre pilastri dell’Organizzazione: pace e sicurezza; cooperazione tra popoli e nazioni per il perseguimento di obiettivi di sviluppo sostenibile; protezione e promozione dei diritti umani. I valori fondanti coincidono in larga misura con gli stessi su cui poggia la Costituzione italiana e rappresentano un percorso comune di reazione alle ferite della seconda guerra mondiale.

4. Contributo dell’Italia all’azione delle Nazioni Unite
(i) mantenimento della pace e sicurezza internazionale
Lasciatemi per brevi cenni richiamare il nostro coinvolgimento in tutti i settori di attivita’ dell’Organizzazione. Anzitutto nel compito centrale dell’ONU: il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.

Oltre al contributo finanziario al bilancio delle operazioni di pace che e’ in ragione del P.I.L., l’Italia e’ presente con impegno di uomini, mezzi (inclusa la tecnologia) e idee.

La cd. “Italian way of peacekeeping” – approccio basato su equilibrio tra gli aspetti militari e civili, contatto con le popolazioni e capacità professionali elevatissime. Guidiamo UNIFIL e siamo primo contributore occidentale di truppe e forze di polizia.

Tecnologia a servizio del peacekeeping. Per esempio alcune delle eccellenze italiane nel settore dei droni sono stati utilizzati dall’ONU in missioni di controllo.

Ma l’Italia offre anche formazione di alto livello a beneficio di peacekeepers di vari Paesi: al Centro di Eccellenza dell’Arma dei Carabinieri, il COESPU, a Vicenza sono stati formati negli ultimi dieci anni numerosi operatori di pace di Paesi Africani e Asiatici; ma proponiamo piu’ in generale corsi di formazione di personale di polizia e mantenimento dell’ordine pubblico a beneficio dei Paesi dei Caraibi, dell’America Centrale, di vari Stati Africani, con un approccio sempre improntato all’ascolto delle esigenze e un atteggiamento non “paternalistico”, che rende efficace la nostra interazione con tutti gli interlocutori.

Da sempre, ma oggi ancora piu’ di ieri (specie a causa della crescita continua dei costi del peacekeeping), l’Italia richiama l’attenzione sulla mediazione e sulla prevenzione dei conflitti. Si tratta di un dovere morale ma anche investimento strategico. Intervenire alla radice dei mali, prevenire la crisi, richiede in definitiva minori risorse che intervenire per gestire e risolvere una crisi.

(ii) nel settore dei diritti umani
Siamo poi fortemente presenti nel settore dei diritti umani.
La campagna contro la pena di morte nel mondo, la sfida per la tolleranza religiosa, i diritti dei minori e in particolare dei bambini coinvolti nei conflitti armati, i diritti delle donne, in particolare la campagna per l’abbandono della pratica delle mutilazioni genitali femminili, la mobilitazione per la risoluzione contro i matrimoni precoci e forzati in Assemblea Generale; più in generale il riconoscimento dell’importanza del ruolo delle donne nella societa’.

E’ in corso proprio in queste giorni la Commissione sullo Status della Donna (CSW – anch’essa al suo 60mo anniversario).

Svolgiamo poi piu’ in generale una convinta azione a sostegno dei principi dello Stato di diritto, nella convinzione che senza diritto e senza diritti non vi può essere pace e sviluppo.
In tal senso l’Italia ha assunto, con l’Amb. Cardi, la Vice Presidenza dell’Assemblea degli Stati parte dello Statuto della Corte Penale Internazionale. In linea con una lunga tradizione. Lo Statuto della Corte e’ noto anche come “Statuto di Roma”. Fu a Roma infatti che 18 anni fa fu concluso il trattato che ha portato alla creazione della prima Corte Penale Internazionale permanente, competente a giudicare crimini di guerra, contro l’umanita’ e di genocidio.

(iii) lo sviluppo sostenibile
Acqua, cibo, clima ed energia sono beni pubblici globali.
L’Italia e’ impegnata a assicurare sviluppo equilibrato e sostenibile. Certo arrivare alla definizione dell’Agenda post-2015 e’ stato cruciale, adottare gli obiettivi di sviluppo sostenibile un primo passo. Adesso che gli obiettivi sono definiti bisognera’ lavorare alla loro attuazione, attraverso parternship tra pubblico e privato, attraverso il sostegno alla societa’ civile attiva in questi settori, con attenzione all’agricoltura, alle nuove tecnologie e alle micro, piccole e medie imprese (in seno alla Commissione ONU sul Diritto del Commercio Internazionale l’Italia presiede sia il gruppo di lavoro sul commercio elettronico sia quello sulle micro, piccole e medie imprese).
Promuoviamo una visione condivisa e capace di associare lo sviluppo economico, sociale e ambientale alla costruzione di società pacifiche, basate su istituzioni democratiche, che promuovano il principio di legalità e la tutela dei diritti umani. Bisogna continuare a lavorare insieme per perseguire in maniera efficace l’agenda di sviluppo.

L’impegno a favore dello sviluppo dell’agricoltura è uno dei pilastri dell’azione dell’Italia. Il contributo alla crescita sostenibile nelle aree più depresse del mondo è stato anche al centro dell’EXPO 2015 al quale le Nazioni Unite sono state pienamente associate.

(iv) La solidarietà italiana e gli interventi umanitari delle Nazioni Unite
L’Italia ha sempre mostrato grande sensibilità verso le popolazioni vittime di crisi umanitarie che sia a causa di situazioni di conflitto (come per es. in Siria) sia in ragione di eventi naturali (terremoti, uragani, da ultimo nel caso di Fiji) o pandemie (Ebola). La Cooperazione allo Sviluppo italiana consente all’Italia di agire nei principali teatri di crisi umanitarie. Dalla Siria all’Iraq, dal Sahel al Corno d’Africa, ai Paesi colpiti dall’epidemia di Ebola, l’Italia lavora fianco a fianco con le Agenzie specializzate delle Nazioni Unite e con la rete di Associazioni di volontariato ed Organizzazioni non Governative.

5. L’Italia e il Consiglio di Sicurezza
(a) L’attuale campagna per l’elezione al CdS

In passato sei volte membro non permanente del CDS. Ossia membro eletto dall’AG (bisogna ottenere una maggioranza di due terzi degli Stati Membri dell’Organizzazione).

Adesso candidatura per il biennio 2017-2018. Elezioni in Assemblea Generale nel giugno 2016.
La campagna si fonda sul contributo che l’Italia puo’ dare alla Comunita’ Internazionale lungo le linee che vi ho descritto. Riconosciuta capacita’ di ascolto e di mediazione (anche ad opera di importanti organizzazioni della societa’ civile italiana); attivita’ di prevenzione dei conflitti e apertura al dialogo come metodo; conoscenza del Mediterraneo e delle sue dinamiche, aree di crisi destinate a restare anche nei prossimi decenni al centro della politica internazionale. La crisi in Libia – il lungo conflitto siriano. La strategia per il Sahel.

(b) La riforma del CdS
Al tempo stesso l’Italia si batte a New York per una riforma democratica del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che lo renda piu’ efficace, più rappresentativo, piu’ responsabile e, soprattutto, piu’ adattabile, ai mutevoli scenari della realtà internazionale.

7. Conclusione: uno sguardo al futuro
Lasciatemi chiudere con uno sguardo al futuro. Da diversi anni, centinaia, anzi ormai forse migliaia, di studenti italiani qui a New York, ma anche in Italia a Roma e in altre citta’ nel mondo, partecipano con grande entusiasmo ad attivita’ di simulazione di attivita’ negoziali dell’ONU, come voi oggi, in questo esercizio di simulazione Change the World Model UN.

Credo che quello che vi ha portato qui, oltre a una visita nella citta’ di New York, e’ un’apertura mentale, una curiosita’ verso il mondo che rappresenta un grande patrimonio e una grande forza che dovete assolutamente custodire e coltivare preziosamente perche’ voi siete il futuro.
Nell’augurarvi buon lavoro per la vostra simulazione, vi incoraggio a proseguire il vostro percorso con curiosità e apertura nei confronti degli altri, nei confronti del mondo, attraverso il dialogo, l’ascolto reciproco e la tolleranza come strumenti di crescita e di civiltà.

Vorrei chiudere ricordando le parole di Karl Popper: “il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte.” E dunque non fatevi mai scoraggiare: guardate il mondo in positivo, abbracciatelo con curiosita’. Buon lavoro e buon divertimento!