Grazie Signor Presidente, Eccellenze, Signore e Signori,
Nell’allinearmi all’intervento dell’Unione Europea, vorrei condividere alcune osservazioni dal punto di vista dell’Italia.
1. Il tema della droga è una delle principali sfide globali dei nostri tempi. Dall’entrata in vigore delle Convenzioni sulla droga e dalla Dichiarazione Politica del 2009, abbiamo maturato ulteriore esperienza e sono emerse nuove sfide. Dovremmo quindi adattare le politiche nazionali e internazionali, rafforzando gli interventi che si sono dimostrati efficaci e modificando quelli che non hanno funzionato, anche alla luce degli Obiettivi sullo Sviluppo Sostenibile.
L’UNGASS è un’occasione eccezionale per promuovere maggiore consapevolezza circa l’obiettivo ultimo delle Convenzioni sulla droga: la salute e il benessere dell’umanità. Dovremmo sfruttare la flessibilità prevista dalle Convenzioni per applicarle in maniera più bilanciata, efficace ed umana, assicurando che le nostre politiche in materia di droga rispettino pienamente i diritti umani e siano orientate alla tutela della salute.
2. La Comunità internazionale dovrebbe pienamente riconoscere il consumo di droga come una questione sanitaria e la tossicodipendenza come un disturbo multi-fattoriale cronico e curabile, che dovrebbe essere trattato e non punito. Dovrebbe tenere un approccio pragmatico, non ideologico. Un approccio orientato ai risultati, che incoraggi gli Stati nazionali a promuovere politiche pubbliche in considerazione della loro efficacia, più che in obbedienza a mere declamazioni di principio.
La persona umana va posta al centro delle politiche nazionali in materia di droga. Dobbiamo garantire l’accesso all’intera gamma di misure, che includono prevenzione, trattamento, riduzione del rischio e del danno, riabilitazione, recupero totale e reinserimento sociale, prestando speciale attenzione alle donne, ai giovani, ai gruppi vulnerabili e alle persone che hanno meno accesso ai servizi, anche in carcere.
La prevenzione è un investimento cruciale per l’intera società; al riguardo, famiglia e scuola rivestono un ruolo fondamentale. L’HIV/AIDS è tuttora un problema enorme tra le persone che consumano e iniettano droghe: le misure di riduzione del rischio e del danno si sono dimostrate efficaci.
3. Circa tre quarti della popolazione mondiale non ha accesso ad adeguate cure palliative: questa è una delle principali lacune del sistema internazionale per il controllo della droga, che deve essere urgentemente colmata.
4. Dobbiamo assicurarci che i sistemi nazionali di giustizia penale riflettano pienamente il principio di proporzionalità delle pene sancito dalle Convenzioni. La legge italiana prevede diverse misure alternative alla detenzione per le condotte di minore gravità e assicura l’accesso alle cure sanitarie anche in carcere. Da anni
l’Italia ha depenalizzato il consumo personale di droga. Inoltre, nel gennaio 2016 abbiamo depenalizzato alcune violazioni legate alla coltivazione della cannabis per fini medici.
5. Siamo impegnati nel contrasto al traffico di droga ed ai suoi molteplici legami con altri crimini gravi, inclusi corruzione e terrorismo. Sollecitiamo tutti gli Stati Membri a promuovere ulteriormente l’uso degli strumenti previsti dalla Convenzione del 1988 e dalla Convenzione di Palermo contro il crimine organizzato transnazionale e dai suoi Protocolli addizionali, per rafforzare la cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia.
6. L’attuazione dell’Agenda 2030 impone ulteriori sforzi per affrontare le cause socio-economiche del problema mondiale della droga, in stretta collaborazione con tutti gli attori. Una efficace cooperazione con la comunità scientifica, la società civile ed il settore privato è fondamentale per l’elaborazione, l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche in materia di droga. Incoraggiamo tutte le organizzazioni internazionali, tra cui la FAO e l’IFAD, a rafforzare la collaborazione con la Commissione Droga.
7. L’Italia si oppone fermamente all’uso della pena di morte in ogni circostanza, incluso per i reati di droga. Siamo delusi che gli Stati Membri non siano riusciti ad affrontare questa questione cruciale nell’outcome document. Sollecitiamo tutti i Paesi che ancora applicano la pena di morte per questi reati ad adottare una moratoria, quale primo passo verso la sua definitiva abolizione.
Grazie Signor Presidente.