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Peacekeeping e Peacebuilding

Photo Credit: Ministero della Difesa

Peacekeeping

La Carta delle Nazioni Unite, firmata il 26 giugno 1945, stabilisce come primario compito dell’Organizzazione il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. Questo l’obiettivo delle missioni di pace ONU: oltre 70 operazioni dal 1948 ad oggi, nelle quali oltre due milioni di militari, forze di polizia e civili, di oltre 120 paesi, hanno servito la pace e gli ideali dell’ONU. Oltre 4.400 di loro hanno perso la vita, tra i quali 49 nostri connazionali: un numero che purtroppo continua ad aumentare. Oggi, le attività del Peacekeeping onusiano constano di 11 missioni in corso, circa 60.000 donne e uomini in servizio militare e civile, per un budget corrente di oltre 5 miliardi di dollari USA. Negli ultimi decenni, la spesa per le operazioni di pace e il numero dei caschi blu sono aumentati e solo recentemente si è registrata una flessione del trend. Di fronte al moltiplicarsi di focolai di crisi, crescenti sono le aspettative che vengono riposte sui caschi blu, i cui compiti e mandati assumono diversi gradi di complessità, come per esempio il compito della protezione dei civili. Dalla seconda metà degli anni novanta, dopo le tragedie di Srebrenica e del Ruanda, il Consiglio di Sicurezza ha cominciato a dotare le missioni di mandati più robusti.

Con orgoglio l’Italia e le sue Forze Armate continuano a fare la propria parte. La prima missione della Difesa italiana risale al 1949, quando il nostro Paese, non ancora inserito nel novero degli Stati membri delle Nazioni Unite, ha partecipato alla missione UNMOGIP con l’invio di osservatori militari non armati. Mentre la prima partecipazione di un contingente italiano ad una missione ONU risale al 1960, quando l’Italia aderì all’Operazione delle Nazioni Unite in Congo (ONUC).

Le Forze Armate italiane ebbero un ruolo più attivo schierando forze di manovra in ITALCON, dal 1982 al 1984 (al comando del Generale Franco Angioni) nell’ambito della Prima Guerra libanese. La missione era in principio nata come iniziativa ONU, ma il veto di uno Stato membro annullò l’egida internazionale mentre il contingente era in navigazione verso il Libano, per cui ITALCON si trasformò, in corso d’opera, in uno sforzo eminentemente nazionale, al fianco di USA e Francia. L’intervento italiano in Libano, improntato al rispetto della cultura locale, all’imparzialità, alla credibilità ed alla vicinanza alla popolazione civile, fu un modello di successo cui si riferirono anche le successive missioni di pace, italiane e non.

Oggi, l’Italia è il primo contributore di truppe, tra i Paesi occidentali, alle operazioni di pace ONU, nonché il settimo contributore al bilancio regolare e del peacekeeping. La missione UNIFIL, che opera nel sud del Libano per mantenere una fragile pace in una regione tormentata da conflitti, è stata efficacemente ed a lungo comandata da Ufficiali Generali italiani: dal 24 giugno 2025, il Generale Diodato Abagnara; dal 2018 al 2022, il Generale Stefano Del Col; il Generale Luciano Portolano, attuale Capo di Stato Maggiore della Difesa, dal luglio 2014 al luglio 2016; il Generale Paolo Serra, dal gennaio 2012 al luglio 2014; il compianto Generale Claudio Graziano, già Presidente del Comitato Militare dell’Unione Europea (European Union Military Committee), dal febbraio 2007 al gennaio 2010. In UNIFIL operano oltre 1100 unità italiane.

L’Italia è inoltre presente, seppur con consistenze numeriche minori, anche nella United Nations Peacekeeping Force in Cyprus (UNFICYP) e nella United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMOGIP). Infine, nella regione Africana del Sahara Occidentale, con la United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO).

In Italia si trova poi il Centro Servizi Globale (CSG) delle UN, costituito a Brindisi nel 1994, che grazie al suo personale altamente qualificato garantisce il sostegno logistico integrato ed amministrativo per le missioni di peacekeeping delle UN, rappresentando uno “spot naturale” di proiezione verso l’Africa ed il Vicino/Medio Oriente. Nello stesso sedime del CSG insistono anche alcune componenti inquadrate all’interno del DPO, tra le quali la Standing Police Capacity, con uno staff altamente specializzato nei compiti di polizia, che assiste la UN Police Division nell’assolvimento di compiti strategici fornendo expertise di polizia rapidamente dispiegabile, in supporto alle operazioni di peacekeeping, nelle situazioni post conflict e in altri contesti di crisi.
Nella medesima area opera anche lo Humanitarian Response Depot (UNHRD) del World Food Programme (WFP) il cui lavoro di pronto intervento umanitario rappresenta un ulteriore qualificato contributo dell’Italia al successo delle missioni di pace.

Italiano è anche il Center of Excellence for Stability Police Units (COESPU) di Vicenza: un centro di addestramento basato sul modello sperimentato dall’Arma dei Carabinieri nel corso di numerose missioni di pace all’estero, che forma funzionari di polizia di tutto il mondo destinati a prestare servizio nelle operazioni di pace. Oggi, a quasi 20 anni dalla sua fondazione, il Centro rappresenta un polo dottrinale e addestrativo internazionale in continua espansione, operante sotto l’egida delle Nazioni Unite, che ha saputo estendere la sua offerta formativa anche a settori quali la tutela di genere e la protezione del patrimonio culturale, addestrando un totale di oltre 15.000 unità provenienti da 135 differenti Paesi e 17 Organizzazioni Internazionali.

Nel settore della tutela del patrimonio culturale, l’Italia – da tempo alla guida di iniziative internazionali volte a tutelare il patrimonio culturale in contesti di crisi – è stato il primo Paese al mondo a istituire e mettere a disposizione dell’UNESCO la Task Force italiana “Unite4Heritage”, oggi ridenominata Task Force dei “Caschi Blu della Cultura”, istituita con Decreto del Ministro della Cultura firmato il 31 marzo 2022, quale unità operativa promossa dal Governo italiano per intervenire, in una cornice di sicurezza, in aree colpite da emergenze come calamità o crisi prodotte dall’uomo con l’obiettivo di salvaguardare i siti archeologici, i luoghi della cultura ed i beni culturali, contrastare il traffico internazionale di beni culturali illecitamente sottratti ed a supportare l’Autorità dei Paesi esteri richiedenti nella predisposizione di misure atte a limitare i rischi che situazioni di crisi potrebbero arrecare al patrimonio culturale di quella Nazione.

Anche il primo significativo esperimento di tecnologia avanzata in una missione di pace ha impronta italiana: appartengono infatti al gruppo Leonardo, gli Unmanned Unarmed Aerial Systems assegnati alla missione MONUSCO (Repubblica Democratica del Congo) che molto contribuiscono ai difficili compiti dei caschi blu nel Paese e, in particolare, al mandato di protezione dei civili.

In merito, nel 2024, la Scuola di Aerocooperazione di Guidonia (Istituto interforze della Difesa) ha siglato un Technical Arrangement (TA) con il Dipartimento del Supporto Operativo delle Nazioni Unite  (DOS), relativo a corsi di formazione nel settore del Telerilevamento a favore di personale UN, la cui prima edizione è stata realizzata sul finire dello stesso anno. L’intesa consentirà di incrementare la collaborazione già avviata nell’ambito di workshops per lo sviluppo dottrinale nel settore UAV.

Di particolare rilievo è la collaborazione dettata da un’intesa tecnica firmata nel 2019 tra lo United Nations System Staff College (UNSSC) e la Scuola Ufficiali dell’Esercito – CSPCO (Centro Studi Post Conflict Operation) di Torino.

L’impegno dell’Italia a favore della pace si riflette anche nel sostegno assicurato alle priorità di riforma identificate dal Segretario Generale per rendere le Nazioni Unite più efficaci, flessibili e trasparenti: in grado di rispondere alle sfide contemporanee alla pace e allo sviluppo mettendo a sistema tutti gli strumenti a disposizione e rafforzando quelli di diplomazia preventiva e soluzione politica dei conflitti. In questa cornice, le missioni di peacekeeping sono chiamate a svolgere un ruolo cruciale anche nella costruzione della pace. Nel corso del suo mandato in Consiglio di Sicurezza (2017), l’Italia ha contribuito a allineare i mandati di peacekeeping a questi obiettivi promuovendo principi di chiarezza, efficienza, responsabilità, rafforzamento del ruolo delle forze di polizia per il consolidamento delle capacità dei Paesi ospitanti, riduzione dell’impatto ambientale delle missioni, introduzione di nuove funzioni necessarie a rispondere alle minacce ibride alla pace, formazione dei caschi blu in materia di diritti umani e parità di genere a sostegno della politica di tolleranza zero del Segretario Generale contro la violenza e gli abusi sessuali, intensificata cooperazione tra ONU e organizzazioni regionali e sub-regionali.

 

Photo Credit: La Nazione

Quale seguito dell’azione condotta in Consiglio di Sicurezza nel corso del suo mandato, l’Italia ha lanciato nel 2018, assieme al Bangladesh, un nuovo Gruppo di Amici per la gestione dell’impatto ambientale delle missioni di pace, con l’obiettivo di sostenere l’attuazione della Strategia Ambientale messa a punto dal Segretariato e di sensibilizzare gli Stati Membri e le varie componenti del sistema ONU sulla necessità di una cooperazione rafforzata affinché le missioni di pace possano raggiungere obiettivi di efficacia e sostenibilità nella gestione dell’impatto ambientale, contribuendo così anche all’adempimento in modo efficiente dei loro mandati. La collaborazione tra l’Italia e le Nazioni Unite in questo settore fa perno anche sull’intesa firmata nel 2023 tra l’Arma dei Carabinieri e il Dipartimento per il Supporto Operativo dell’ONU per collaborazioni in materia di formazione, sviluppo di capacità e scambio di conoscenze, nei settori della gestione e protezione dell’ambiente.

Parallelamente, l’Arma dei Carabinieri, nell’ambito dell’iniziativa governativa relativa all’istituzione dei “Caschi verdi per l’ambiente”, persegue l’obiettivo di realizzare una Task Force Carabinieri, denominata “Unite4Environment”, in grado di svolgere interventi a tutela e salvaguardia del patrimonio ambientale in caso di disastri naturali o gravi crisi sul territorio nazionale ma anche, all’occorrenza, in ambito internazionale, nel quadro delle azioni promosse dall’UNESCO.

I Carabinieri sono inoltre impegnati a valorizzare, nei diversi consessi internazionali, le qualificate competenze della propria Organizzazione per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, che delinea, nel suo complesso, un esempio unico di abilità ed esperienze in raccordo tra il settore della polizia ambientale e quello della “cura del territorio”. A tal fine, l’Arma ha avviato il Progetto di riqualificazione del Centro addestramento di Sabaudia in Centro di Eccellenza per la tutela ambientale (CoEPP), struttura addestrativa fondata sull’idea di creare un centro studi/ricerche e un hub addestrativo che possa contare su una partnership istituzionale con le Agenzie onusiane di riferimento per le questioni ambientali. Tra le attività già erogate tra il 2023 e il 2024, tre corsi alla Guardia Civil spagnola, uno alla Gendarmeria Nazionale francese, uno in favore di rappresentanti dell’Associazione Internazionale delle Gendarmerie e Forze di Polizia a Statuto Militare (FIEP), nonché uno all’Unione Africana.

Nell’ambito della strutturata collaborazione tra l’Arma e le Agenzie onusiane che si occupano di materie ambientali, si segnala la sottoscrizione di due Memorandum of Understanding con lo United Nations Environmental Programme (UNEP) e con lo United Nations Development Programme (UNDP). Inoltre, all’esito del 4° Vertice dei Capi delle Polizie delle NU, è emerso l’intendimento di creare, nell’ambito delle missioni a egida ONU, la figura di un “environmental focal point”. Il relativo corso di formazione è in via di realizzazione da parte del CoEEP e della Base Logistica ONU di Brindisi e l’edizione pilota avrà luogo proprio in quel Centro di Eccellenza.

Inoltre, l’Italia fornisce un importante contributo nell’ambito delle attività di revisione del peacekeeping promosse dal SG che nel 2018 ha lanciato l’iniziativa Action For Peacekeeping (A4P) e rinnovata nel 2021 (A4P+). L’obiettivo è rendere le Operazioni di Pace più “robuste” e più “sicure” individuando una serie di principi e impegni comuni ai Paesi che partecipano, a vario titolo, alle missioni di pace delle Nazioni Unite.

 

Peacebuilding e diplomazia preventiva

L’impegno dell’Italia a favore della pace include una rafforzata azione di sostegno alle attività dell’ONU nei settori del sostegno e del consolidamento della pace (“peacebuilding”) e della diplomazia preventiva, che ha trovato riconoscimento nel reingresso del nostro Paese nella Commissione per il Peacebuilding per il 2023-2024, organo consultivo di raccordo tra Assemblea Generale, Consiglio di Sicurezza e ECOSOC.

Photo Credit: UN

La Peacebuilding Commission identifica e promuove, insieme agli Stati direttamente interessati, iniziative volte a prevenire il rischio di conflitti in aree potenzialmente di crisi e a sostenere percorsi di pace sostenibile nel lungo periodo. Vi afferiscono quindi iniziative di rafforzamento dello stato di diritto, riconciliazione nazionale, consolidamento delle istituzioni, rispetto dei diritti umani, parità di genere, inclusività sociale e promozione di uno sviluppo sostenibile.

La Peacebuilding Commission analizza anche temi o situazioni non affrontate specificamente dal Consiglio di Sicurezza, attraverso un approccio trans-regionale e aprendo alla partecipazione di altri organismi e partner della società civile. Fornisce inoltre pareri agli organi delle Nazioni Unite sulle tematiche afferenti al peacebuilding e ne promuove un approccio integrato, coinvolgendo pertanto nelle consultazioni, all’occorrenza, anche attori esterni al sistema ONU.

Per mandato e finalità, le attività e raccomandazioni della PBC si caratterizzano quindi per la loro natura trasversale e dunque suscettibile di fornire un valore aggiunto all’architettura di pace e sicurezza delle Nazioni Unite.

Di pari passo al contributo italiano quale Paese membro della Peacebuilding Commission, è aumentato anche il contributo italiano al Peacebuilding Fund, il principale Fondo Fiduciario delle Nazioni Unite creato a questo scopo.

Di rilievo, nell’ambito del sostegno al peacebuilding e alla diplomazia preventiva, sono anche i contributi finanziari che l’Italia attribuisce al Fondo Fiduciario Pluriennale gestito dal Dipartimento per gli Affari Politici e il Peacebuilding del Segretariato delle Nazioni Unite.

L’Italia possiede inoltre una consolidata tradizione nel settore della promozione del dialogo che si traduce all’ONU nel sostegno alle attività di diplomazia preventiva e ai buoni uffici del Segretario Generale, nella partecipazione al Gruppo di Amici per la Mediazione, nella valorizzazione dell’efficace opera di mediazione condotta dalla società civile italiana e dalle sue organizzazioni nei principali teatri di crisi (ne è un esempio l’impegno della Comunità di Sant’Egidio in diversi Paesi africani: dal Mozambico, al Burundi alla Repubblica Centrafricana), e del ruolo delle donne mediatrici testimoniato dalla promozione da parte dell’Italia nel 2017 del Mediterranean Women Mediators Network.