L’azione in favore dell’eguaglianza di genere è tra le priorità dell’Italia nel quadro del suo tradizionale impegno per la promozione e il rispetto dei diritti umani nel mondo.
La Carta di San Francisco (1945), istitutiva dell’ONU, sancisce nel suo preambolo la rilevanza della parità dei diritti tra uomini e donne. Nel 1947 si riuniva a Lake Success, per la prima volta, la Commissione sulla Condizione Femminile (CSW), organo consultivo allora composto da 15 donne che non tardò a dare segno di intraprendenza fin dalle sue prime sessioni. Nel corso del negoziato sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948), ad esempio, la CSW evitò che l’utilizzo nel testo del termine “uomo” (man) figurasse come sinonimo di “essere umano”.
Divenuta Stato membro dell’Organizzazione, l’Italia si distinse sin dal principio per il crescente contributo assicurato ai lavori delle Nazioni Unite sulle politiche di genere. Il nostro Paese partecipò attivamente all’adozione di storici documenti dell’Organizzazione che riconoscevano i diritti politici delle donne e promuovevano i principi della parità coniugale e retributiva. La tappa conclusiva di questa prima fase è rappresentata dall’adozione della Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW, 1979).
Si dovette però attendere oltre un decennio affinché le politiche di genere diventassero una delle priorità dell’agenda politica delle Nazioni Unite. La svolta fu impressa dalla quarta Conferenza Mondiale sulle Donne che adottò la Dichiarazione di Pechino e la relativa Piattaforma d’Azione (1995). Nel 2000, il Consiglio di Sicurezza adottò la Risoluzione 1325 (Agenda Donne, Pace e Sicurezza), con cui l’importanza del ruolo delle donne viene riconosciuta anche nella prevenzione e soluzione dei conflitti, nel peacekeeping e nei processi di consolidamento della pace. Oggi non c’è questione politica, militare o economica discussa alle Nazioni Unite che non contempli la considerazione della condizione femminile.
Negli ultimi 20 anni l’Italia ha fornito uno straordinario contributo negoziale per la protezione dei diritti delle donne, il diritto all’istruzione e alla salute per le bambine e le adolescenti, la lotta alla violenza di genere. Nel corso del suo ultimo mandato come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza (2017-2018), l’Italia si è adoperata con successo per introdurre la questione della violenza sessuale in situazioni di conflitto armato nell’agenda dei temi in discussione da parte dell’organo e per inserire il riferimento all’attuazione della Risoluzione 1325 nelle decisioni del Consiglio e, in particolare, nei mandati delle operazioni di pace.
Tra le forme di violenza più odiose contro le donne vi è quella delle mutilazioni genitali femminili. Dal 2009 l’Italia, d’intesa con i Paesi africani, ha avviato un intenso sforzo per promuovere alle Nazioni Unite la campagna per il loro abbandono. I risultati non si sono fatti attendere. Nel 2012 e nel 2014 l’Assemblea Generale ha adottato all’unanimità le prime due risoluzioni per l’eliminazione della pratica impegnando gli Stati membri a intensificare le misure per la prevenzione e la repressione del fenomeno.
L’Italia è in prima linea anche nella lotta ai matrimoni precoci e forzati e fa parte del gruppo ristretto di Stati che ha promosso la prima risoluzione per la loro eliminazione, adottata all’unanimità dall’Assemblea Generale nel dicembre 2014.
Il nostro Paese si distingue anche per l’impegno a favore della prevenzione delle atrocità di massa, con un’attenzione particolare ai fattori correlati alle questioni di genere. Dal 2012 il nostro Paese sostiene finanziariamente l’Ufficio dello Special Adviser sulla Prevenzione del Genocidio per lo sviluppo di meccanismi di allerta precoce per la prevenzione dei conflitti armati e dei crimini internazionali (il cd. Framework for atrocity crimes prevention).
Tramite i lavori in Assemblea Generale, nella CSW, nella CEDAW e la collaborazione con UN WOMEN – l’organismo ONU per la promozione della parità di genere, di cui l’Italia è stata membro e Vice Presidente del Comitato Esecutivo nel 2023, il nostro Paese continua a perorare la causa della promozione della condizione femminile alle Nazioni Unite.
L’Italia sostiene progetti di cooperazione a favore dell’emancipazione femminile e della parità di genere in Africa, Medio Oriente ed America Centrale. Il nostro Paese ha destinato a UNWOMEN contributi crescenti di anno in anno, per attività dirette all’attuazione dell’Agenda 2030 e dell’Agenda Donne, Pace e Sicurezza. Sempre nel 2017 l’Italia ha lanciato il Network delle Donne Mediatrici del Mediterraneo, per la promozione del ruolo delle donne nei processi di mediazione e soluzione dei conflitti in quella regione.