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Uniting for Consensus (UfC) – La Riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e le priorita’ italiane
L’odierno scenario internazionale è profondamente mutato rispetto a quello emerso dalla Seconda Guerra Mondiale ed alla creazione delle Nazioni Unite nel 1945. Le nuove, complesse e crescenti minacce alla sicurezza e alla stabilità internazionali si traducono in un crescente bisogno di una organizzazione come le Nazioni Unite, cuore del sistema internazionale basato sulle regole, e dei suoi principi ispiratori. In tale quadro si inserisce l’azione italiana di riforma del Consiglio di Sicurezza (CdS).
Il CdS è l’organo che ha la responsabilità primaria del mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. Il CdS è attualmente composto da 5 membri permanenti con potere di veto (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) e da 10 membri non-permanenti, eletti dall’Assemblea Generale (AG) con mandati di durata biennale, non immediatamente rinnovabili, e suddivisi tra i raggruppamenti geografici dell’ONU (3 seggi per l’Africa; 2 per l’Asia-Pacifico; 2 per i Paesi del Gruppo Occidentale; 2 per i Paesi dell’America Latina e Caraibi; 1 per i Paesi dell’Europa dell’Est).
Nel 1945 le Nazioni Unite contavano 51 Stati Membri. L’unica riforma del CdS risale al 1963, quando, a fronte dell’aumento della membership onusiana in seguito al processo di decolonizzazione, gli Stati Membri salirono a 117 ed il numero dei membri non-permanenti fu aumentato da 6 a 10.
Le Nazioni Unite contano oggi 193 Stati Membri, rendendo dunque la corrente distribuzione dei seggi in CdS geograficamente sbilanciata e numericamente insufficiente a garantite un’adeguata rappresentatività dell’intera membership. In base allo Statuto delle Nazioni Unite (artt. 108-109), qualsiasi sua modifica deve necessariamente ottenere non meno dei 2/3 dei voti favorevoli degli Stati Membri dell’AG e la loro ratifica, in conformità alle rispettive norme costituzionali (tra questi devono figurare tutti i 5 membri permanenti).
All’inizio degli anni ‘90, il tema della riforma del CdS è tornato al centro del dibattito internazionale. Nel 2009 è iniziato il Negoziato Inter-Governativo (IGN) sulla riforma del CdS, cui partecipano tutti gli Stati Membri. Da tale data, fino ai giorni nostri, le sessioni negoziali hanno consentito di individuare importanti aree di convergenza, ma anche la persistenza di diversità di vedute.
Tra le prime possiamo individuare: la necessità di una significativa espansione del CdS, per assicurare una più equa rappresentanza a tutti i 193 Stati Membri; l’importanza di porre rimedio all’attuale sotto-rappresentazione regionale (in particolare dell’Africa e dell’Asia-Pacifico e dell’America Latina); le idee per il miglioramento dei metodi di lavoro del CdS, così da renderlo maggiormente trasparente e inclusivo nei confronti dell’Assemblea Generale, degli altri organi delle Nazioni Unite, degli Stati Membri e delle Organizzazioni Regionali.
Le diversità di vedute permangono invece, principalmente, su due aspetti fondamentali: sul meccanismo del veto e le categorie dei membri, ossia sull’opportunità di istituire nuovi seggi permanenti (con o senza veto) oppure ampliare il CdS aumentando solo il numero dei seggi non-permanenti. Le divisioni su tali temi sono la causa principale dello stallo del negoziato. L’individuazione di una soluzione di compromesso su tali questioni (veto e categoria di membri) consentirebbe quindi di imprimere un importante impulso al processo di riforma.
In seno al Negoziato Inter-Governativo, l’Italia esercita il ruolo di “Focal Point” del Gruppo “Uniting for Consesus” (UfC). UfC è un gruppo significativo di Paesi, geograficamente trasversale, accomunati da alcuni convincimenti, soprattutto dalla contrarietà ad istituire nuovi seggi permanenti attribuiti a singole Nazioni. Se infatti la condizione degli attuali 5 membri permanenti trova una spiegazione nelle particolari circostanze storiche della fine della seconda Guerra Mondiale, i Paesi di UfC ritengono che non sarebbe opportuna oggi una riforma che desse vita ad ulteriori, ingiustificate posizioni privilegiate in seno alla Comunità Internazionale, a detrimento degli interessi generali dell’intera membership onusiana.
In coerenza con tale convincimento e nel sincero intento di contribuire all’individuazione di una soluzione equa e capace di fare progredire il negoziato, in tema di categorie di seggi il Gruppo UfC ha avanzato negli anni diverse proposte di compromesso. Nel 2014 UfC ha proposto una nuova formula (“approccio intermedio”) incentrata sulla creazione di nuovi seggi a “lunga durata”, assegnati ai Gruppi regionali (non a singoli Paesi) con possibilità di una rielezione immediata (oggi esclusa dallo Statuto ONU).
UfC ritiene che tale formula possa offrire le basi per una soluzione che possa andare incontro alle esigenze di quei Paesi che aspirano a servire per periodi più lunghi in CdS alla luce del loro crescente impegno internazionale e, allo stesso tempo, offrire a tutti i 193 Paesi Membri delle Nazioni Unite una maggiore rotazione e quindi più possibilità di servire in CdS.
L’Italia ed i Paesi del Gruppo UfC continueranno ad impegnarsi, dialogando con tutti gli altri raggruppamenti negoziali, con spirito di compromesso, al fine di contribuire ad una riforma che possa realmente assicurare che il futuro Consiglio di Sicurezza sia maggiormente democratico, rappresentativo, efficace e responsabile nei confronti dell’intera membership, in linea con gli obiettivi ormai condivisi e dichiarati da tutti gli Stati Membri delle Nazioni Unite.
Ministers of the Member Countries of the “Uniting for Consensus[1]” Group (UfC) held a virtual meeting today to assess the status and prospects of the United Nations Security Council reform process.
The Ministers noted that, despite the persistence of diverging views on key aspects of the reform, the latest Inter-Governmental Negotiations (IGN) confirmed the commitment of the UN membership to work out the differences and build upon the elements of commonality with a view to reach a solution to this longstanding process based on the widest possible support.
Concurring on the urgent need for a reformed Security Council, UfC Ministers stressed that the IGN remains the most appropriate and effective forum on Security Council reform providing all UN Member States the opportunity to work together in an inclusive and practical manner.
UfC Ministers reiterated that the Security Council – the place where the ultimate decisions on global peace and security are taken – must be made more democratic, accountable, representative, transparent and effective. A Council “truly fit for purpose” would gain greater legitimacy in the eyes of the UN Membership, instill greater trust in the United Nations and strengthen the cause of multilateralism.
UfC Ministers therefore called upon all Member States to continue to work constructively to reach a fair and equitable compromise solution that meets the collective interest of all 193 Members of the UN.
Consistent with the Group’s constructive approach, the UfC Ministers agreed that, in order to help redress historical injustices, efforts towards a reformed Security Council should aim at achieving equitable representation for African countries. The reform should also ensure an enhanced representation and a greater voice for other developing regions, Small States and SIDS. Only by making the Council more representative of the 21st century would the Council become capable of addressing old and new challenges. Only in this way would all Member States be granted more chances to sit and serve in the Council.
At the same time, UfC Ministers confirmed their opposition to the creation of new permanent members in the Security Council: an effective and democratic Security Council cannot be achieved with the addition of new members with exclusive national rights and unequal privileges.
The Ministers reaffirmed the full commitment of the UfC members to engage constructively and in good faith in the next IGN to achieve a “Security Council reform for all”.
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[1] Argentina, Canada, Colombia, Costa Rica, Italy, Malta, Mexico, Pakistan, Republic of Korea, San Marino, Spain, Turkey.